MONTE CAPO LA SERRA

CAGGIANO, SALERNO

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MONTE CAPO LA SERRA
Rilievo montuoso dell'Appennino Lucano, ricadente nella Provincia di Salerno, che si erge tra la Valle del Melandro a nord (il Fiume Melandro in questo punto segna il confine tra la Campania e la Basilicata) e la Valle del Tanagro a sud. E' caratterizzato da substrato litologico di natura carbonatica. Il versante settentrionale ripido è accidentato, presenta guglie e torrioni rocciosi, il versante sud degrada più dolcemente verso la poco estesa Valle Rumolo. La parte sommitale è caratterizzata da un altopiano debolmente ondulato dove emergono tre "pseudovette" che superano i 1100 metri s.l.m. La vetta più elevata raggiunge i 1141 m s.l.m, ma il punto principale è senza dubbio la vetta ovest, nota per il suo tipico ciuffo di alberi (la Castagne di Palacina) dal quale si può ammirare un paesaggio che abbraccia un ampio territorio: a NW la Costiera Amalfitana coi Monti Lattari e il Golfo di Salerno, a W i Monti Alburni, a S i Monti del Cilento col Monte Cervati, il Vallo di Diano, la Catena dei Monti della Maddalena (di cui fa parte) e il Monte Volturino, a E i monti della Basilicata Centrale e, in fine, in direzione N - NE i Monti Picentini, il monte Marzano e il Monte Vulture. La natura carbonatica del rilievo permette una buona infiltrazione delle acque meteoriche nel sottosuolo, che emergono lungo i versanti e alla base del monte in numerose sorgenti. Tra queste le più importanti sono: la Sorgente Salice, la Sorgente di Fontana Caggiano, e la Sorgente di Veteranurso. Nella parte bassa del versante nord è localizzata la grotta dello Zachito, nella quale sono stati ritrovati utensili preistorici: conchiglie forate, utensili vari e pugnali fatti con diversi materiali, ma principalmente con materiale osseo degli animali che popolavano la zona: ossa di orso, costala e vertebra di cervo, corno di capriolo ecc. La montagna si presenta oggi, quasi totalmente brulla. Questo è frutto dell'intensa attività pascolativa dei secoli passati, di cui oggi rimangono come traccia di questa economia i tipici ricoveri in pietra dei pastori "le pagliare". La montagna è stata in passato anche intensamente coltivata. Grazie alla fertile natura dei suoli di questi monti, che a prima vista farebbero pensare a dei mollisuoli (quelli che una volta si chiamavano chernozem, chiamati in dialetto caggianese "terra pedda") si hanno eccellenti produzioni di patate. Tuttavia, nonostante la scarsità di copertura forestale (rari cedui di castagno e, rimboschimenti di conifere), in primavera la prateria si ricopre di un tappeto di colori, grazie alla fioritura di diverse specie erbacee, tra le quali, anche, diverse orchidee. L'unica zona realmente coperta di boschi è il versante settentrionale, nel settore più basso, caratterizzato da carpini neri e specie quercine.
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