La Fattoria appartenne allOrdine dei Padri Cassinensi, del prestigioso Convento di San Martino delle Scale, presso Palermo; una provenienza molto inusuale secondo le distanze geografie e territoriali di allora, dovute al lascito del feudo di Milocca da parte di Giacomo Capizzi che, facendosi monaco, alienò i suoi beni ai Benedettini di San Martino della Scala di Palermo. I monaci svolsero il ruolo di centro e cuore propulsivo della vita economica e sociale del territorio milocchese, sino alla sua interruzione definitiva, che avvenne in seguito alla legge sullo scorporo dei beni Ecclesiastici del 1866.
Ma proprio nel periodo di massimo dinamismo, il territorio del Feudo era rimasto ancora libero da insediamenti significati,tranne qualche piccolo casale. Circondato da importanti presenze, quali, lex Feudo delle Rose, odierna Campofranco, la città demaniale di Sutera, e la città di Racalmuto. A partire del primo periodo del 1700, sulla base di una più antica preesistenza, facente parte di un ampio sistema di fortificazione ed avvistamento della Sicilia interna,i Monaci diedero inizio ad una imponente opera di edificazione, con un impianto riferibile al modello delle Masserie della Sicilia Occidentale, che organizzavano i vari ambienti attorno ad una corte regolare,che fungeva quindi come un elemento ordinatore.
Nel nostro caso,la foresteria ed una piccola chiesa per il culto,compongono il prospetto principale orientato a nord; appena superato larco di entrata, sormontato questo da un piccolo corpo che serviva come guardiola per limportante controllo visivo, si raggiungeva una corte dalla forma regolare,caratterizzata per intero del suo lato lungo, da un ampio corpo che si stagliava più alto degli altri,dove al primo piano vi erano ubicate le celle dei monaci, ed un ufficio amministrativo. Questo piano si raggiungeva tramite una scalinata monumentale quasi simmetrica; varcato un secondo passaggio coperto del tutto simile al primo, si accedeva in unaltra corte dalle dimensioni più modeste della prima, a sinistra la definizione del lato corto era caratterizzata da un parete con un sistema di archi ha tutto sesto, probabilmente una tipologia di stalle aperte, dove in poco tempo si sarebbero allineati una serie di abitazioni dai caratteri morfologici molto simili alle case dei nuclei, nate da lì a poco nellintorno della fattoria, e quindi dallaspetto un po meno monumentale e più modesto.
Con la pratica dellenfiteusi il sistema più diffuso delleconomia feudale,i monaci del convento, diedero in affitto ai contadini provenienti dei paesi limitrofi di Sutera, Campofranco ed in minima parte Grotte, Aragona e Racalmuto, la possibilità di pieno utilizzo e di coltivare modesti appezzamento di terra che erano sufficienti alla loro sussistenza. Da questo fase storica i contadini intrattennero una presenza ed una frequentazione non ancora stabile, edificando prevalentemente unità adibite ad magazzini di derrate o ricovero animale; in una fase successiva trasformarono questi ricoveri e magazzini sopratutto tramite sopraelevazione, in unità abitative, per interi gruppi familiari, o parentali, dando di fatto vita alla costituzione delle Robbe raggruppate poi durante lautonomia in quindici Villaggi.
Oggi purtroppo di questa bellissima saga contadina rimane per lo più un simbolo di spopolamento dei discendenti,di quelle stesse famiglie dorigine, che pur li avevano mantenuti vitali e funzionanti, sino al primo periodo degli anni ottanta. La fattoria stessa, ancora alla fine degli anni sessanta,in pieno boom economico,contava qualche gruppo abitativo che ancora vi risiedeva.
Lincuria e il degrado non sono solamente riconducibili alle varie amministrazioni che per troppi anni hanno trattato con grave indifferenza un patrimonio, di grande pregio, ed interesse; ma anche alla povertà di un sistema costruttivo, quello della pietra da gesso,con cui tutto il patrimonio edilizio di Milena e non solo, si co