Masseria fortificata accorpata di tipo residenziale. La costruzione è posta a mezza costa del primo gradino premurgiano in posizione panoramica. Elementi architettonici di rilievo: scenografica scalinata d'accesso alla residenza patronale (le balaustre in pietra, ormai scomparse, sono documentate fotograficamente nell'opera di F. Labbate, Masserie e insediamenti dell'agro di Mola, Schena Editore, Fasano 1989, dunque riproducibili), decorazioni, fregi e lesene. L'epigrafe sul portale d'ingresso della cappella riporta il 1747 quale anno di dedicazione. Circondata da macchia mediterranea (ed un tempo da vasti uliveti e qualche carubo) sempre più minacciata dal disseminarsi di vigneti a tendone, dall'incuria e dalle insulse pratiche incendiare, l'eleganza della struttura fa della Masseria Pepe, un esemplare di architettura rurale di spicco nell'agro molese, ma non per questo sottratto all'algida logica del lucro senza cuore che lascia perire un monumeto e il paesaggio monumentale intorno, letteralmente, rasando al suolo ettari ed etatri di ulivi e carubi monumentali per far spazio alle meno suggestive ma ben più redditizie coltivazioni di vigneti a tendone. L'intero organismo che si sviluppa in linea, è costituito dal corpo principale su due livelli cui si affiancano da un lato le pertinenze, dall'altro la cappella. Dal loggiato d'arrivo al secondo livello, si raggiungono le terrazze delle pertinenze al servizio della residenza. I diversi ambienti al secondo livello si aprono sul salone centrale d'ingresso; nell'ambiente cucina vi è un camino con forno; da questo ambiente si accede alla terrazza del secondo livello, con una stretta scala in pietra. La residenza al primo livello era riservata alla schiavitù; qui vi è anche un locale probabilmente adibito a deposito; in caso di necessità v'era un accesso al piano patronale mediante botola.