Magazzino 18, porto vecchio e Trieste, condividono una storia che si intreccia e che – come scrive Simone Cristicchi, “racconta di una pagina dolorosa della storia d’Italia, di una complessa vicenda del nostro novecento mai abbastanza conosciuta”.
Il magazzino numero 18 si trova collocato nel porto vecchio di Trieste, architettura commerciale strategica poiché si collegava alla ferrovia meridionale (la Südbahn), costruito tra il il 1868 e il 1887 dall’impero austroungarico per sostituire il vecchio porto teresiano. La gestione dei lavori venne affidata all’ingegnere Paulin Talabot, già autore del porto di Marsiglia. Quello che all’epoca veniva chiamato “porto nuovo” attualmente si estende ricoprendo un’area di circa 700.000 mq. dal canale di Ponte Rosso a Barcola, abbracciando cinque moli su una superficie di 3100 metri di banchine di carico e scarico merci, oltre che 23 edifici tra hangar e magazzini tra cui il famoso magazzino 18 diventato noto a causa della sua stretta connessione con l’esodo istriano-giuliano-dalmata.
Come si sottolineava, la città ed il porto condividono una storia comune, talvolta drammatica e conflittuale, come quella rappresentata dalla fuga collettiva e forzata, di molti italiani residenti in quello che sarebbe diventato territorio Jugoslavo. Gli esuli furono costretti ad abbandonare le proprie case a seguito della sconfitta italiana nella seconda guerra mondiale. L’emigrazione forzata iniziò in seguito alle redistribuzioni territoriali del trattato di Parigi del 1945 causando un afflusso incessante di persone al porto di Trieste e nella città.