MADONNINA DELLA CHIESA DEL CONVENTO

BINASCO, MILANO

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MADONNINA DELLA CHIESA DEL CONVENTO
"è un tesoro qui sotto" sono i resti del convento perduto di Santa Maria in Campo fra Binasco e Casarile scoperti nel 1990. Fu un eccezionale ritrovamento ma non se ne fece nulla: il Comune, infatti, non ne volle sapere di creare un parco archeologico e tutto fu riseppellito Da "Punto di Vista" di giugno 2015 Per chi è pratico di Binasco, nelle campagne alla fine di via Santa Maria ci si può imbattere nella "Madonnina", un'antica edicola che custodisce l'immagine della Vergine, affiancata da una colonna di granito sormontata da una croce di ferro: proprio la "Madonnina" con intorno i suoi campi, fino all'inizio degli anni Settanta del secolo scorso aveva affascinato l'immaginario collettivo dei vecchi di Binasco e di Casarile, che tramandavano ai figli e nipoti eventi legati a quella terra. Si narrava dell'esistenza di una chiesa, di un convento francescano e dei frati cacciati da Napoleone i quali, prima di fuggire, avrebbero seppellito in quei campi una preziosa croce d'oro e si narrava anche di tesori nascosti dai Longobardi. Durante l'autunno-inverno degli anni 1988-89 alcuni binaschini cultori di storia locale, seguendo il tracciato di un'antica mappa raffigurante la pianta del convento francescano di Santa Maria in Campo e del territorio circostante rinvennero, a cavallo del confine fra Binasco e Casarile, un gran numero di frammenti di ceramiche invetriate; vennero raccolte alcune centinaia di frammenti catalogati che mostrarono di appartenere all'arco di tempo compreso fra il V Secolo a.C. e il XVI Secolo. Il 3 luglio 1989 venne costituito ufficialmente il comitato per il recupero archeologico di Santa Maria in Campo che iniziò a trovarsi settimanalmente presso il Centro Civico di Binasco, e i fondatori furono appunto coloro che avevano effettuato la scoperta archeologica. Il 19 luglio 1989 circa 500 reperti vennero analizzati dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia che li giudicò di grande importanza, tanto da porre sotto tutela l’intera zona segnalata dal comitato. All'inizio del 1990 i soci decisero di informare capillarmente l'opinione pubblica e il 18 marzo fu inaugurata nelle sale del Centro Civico la mostra documentaria "20 secoli da non cancellare" che riscosse un enorme successo. La piantina tracciata del convento di Santa Maria in Campo riproduce un ampio complesso formato da una chiesa a una navata con un'abside molto lunga e profonda e otto cappelle laterali, due chiostri con un pozzo nel secondo chiostro, ed altri edifici che facevano parte dell’agglomerato. L'ubicazione ricalca fedelmente la piantina del convento così come è riprodotta sulle antiche carte conservate nel Seminario di Pavia e sulla mappa disegnata in occasione del censimento generale dello Stato di Milano, effettuato nel 1722, mappa conservata nell'Archivio di Stato di Milano fra i documenti e le planimetrie di Carlo VI. I ritrovamenti archeologici inizialmente dissepolti, soprattutto a seguito delle arature coi trattori, visto che l'area era (ed è tuttora) coltivata, rappresentavano oggetti di uso quotidiano: frammenti di utensili, stoviglie, anfore di epoca romana e successive. I manufatti più antichi risalivano addirittura al V Secolo avanti Cristo ed alcune suppellettili sono tuttora conservate nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano e Giovanni di Binasco. Seguendo la mappa eseguita nel 1722 in occasione del censimento generale e la descrizione redatta da padre Eletto Casorati (1706-1781) vissuto a Santa Maria in Campo nel XVIII Secolo, si realizzò la ricostruzione planimetrica. Venne individuato con precisione il sito in cui fu edificata la chiesa del XIV Secolo. Così, in accordo con la Soprintendenza, si stabilì di scavare nel luogo previsto alla ricerca delle fondamenta, lavori affidati ad una cooperativa di esperti coi quali collaborarono attivamente alcuni membri del comitato.
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