MADONNA DELL'ARZILLA, ARZILLA (PU)

CHIESA DI SANTA MARIA ARZILLA, PESARO E URBINO

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MADONNA DELL'ARZILLA, ARZILLA (PU)
Santuario di S.Maria dell'Arzilla Le prime notizie certe del santuario sono di epoca tardo-medioevale, comunque l'origine di un culto locale dovrebbe essere legata al torrente ed al passaggio su di esso, ponte o guado, che costituiva un punto strategico delle viabilità antica, un transito obbligato per tutti coloro che dalla media valle del Metuaro volevano recarsi a Pesaro e viceversa. Il luogo ha sempre richiamato le polazioni delle colline metaurensi che vi convenivano processionalmente, e vi portavano anche le mercanzie, come quella ancor nota per la "fiera degli orci". La probabile data di costruzione dell'attuale santuario è desumibile da una piccola acquasantiera gotica, ancora murata a lato della porticina interna della parte destra e che reca una data in numeri arabici: 1420 o poco più, dato che l'ultima cifra non è leggibile. Siamo cioè in epoca gotica avanzata che, in questa zona dell'Italia centrale, si realizza fra la fine del trecento e i primi decenni del quattrocento. la primitiva cappella, che ora funge da sacrestia, ha la forma quadrangolare e sembra rifatta in epoca rinascimentale, come testimoniano il soffitto a vele e gli arconi esterni di alleggerimento dei muri. Tutto il corpo dell'edificio di Santa Maria dell'Arzilla è in mattoni: argilla e arenaria non mancavano certamente in loco, per cui si può presupporre l'esistenza di una fornace di laterizi nella zona. La chiesa è a navata unica, col tetto coperto a capanna; l'abside è di forma quadrangolare, l'interno si presenta ampio, a sala. La caratteristica principale di questa chiesa fu dunque quella di "santuario": ad essa convenivano processionalmente da Candelara, ma anche da Montebaroccio, da Monte Giano, da Ripalta, da Saltara, da Cartoceto e così via. La devozione dei fedeli si è espressa in ex voto, in primo luogo con affreschi. Dai reperti rimasti si ha l'impressione che tutte le pareti fossero dipinte e ridipinte più volte, anche con sovrapposizioni, nel corso dei secoli XV e XVI, tanto da far apparire le quinte murarie della navata come una interminabile successione di quadri animati da motivi agiografici ed umani, sfavillanti di colori, che dovevano colpire profondamente l'ingenua e semplice fantasia dei fedeli.
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