Laturo (Lu Lature in dialetto teramano - area ascolana) è una frazione del comune di Valle Castellana in Provincia di Teramo, compresa nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Laturo non ha strade di accesso carrabili ed è raggiungibile solo da sentieri. L'accesso più agevole è quello dalla Frazione Olmeto, il sentiero parte dal piccolo nucleo abitato di Valzo[1].
Il Lattanzi [2] data la fondazione di Laturo tra il 1200 e il 1300 ma i resti di una muraglia in conci di grosse dimensioni a circa 150 metri dall'edificato suggeriscono una datazione anteriore al villaggio tardo medioevale.
L'origine del toponimo "Laturo" è ancora da approfondire. E. Giammarco [3] riporta che anticamente era noto come "Calaturo", toponimo attribuibile alla geomorfologia del borgo posto su un crinale che degrada da quota 893 a quota 800, circondato da alture maggiori. Nella cartografia storica tra fine 1500 e inizio 1600 è indicato come "Delataro". Altre ipotesi fanno riferimento alla coltivazione della cicerchia (Lathyrus sativus) molto praticata in loco fino all'abbandono del borgo e dei terreni circostanti.
Fino agli anni '50 del 1900 il paese era abitato da una cinquantina di famiglie per un totale di oltre duecento persone, che occupavano una trentina di case, oggi fatiscenti e cadenti, tra cui si evidenzia ancora qualche gafio, testimonianza di antiche tecniche edilizie longobarde. Si trattava di uno dei borghi più importanti della vasta area compresa tra i Monti Gemelli e i Monti della Laga, costituito prevalentemente da persone dedite alla pastorizia, coltivazioni montane (patate, castagne), produzione e commercio di legname e sua trasformazione in carbone vegetale utilizzando la tecnica della carbonaia.
L'emigrazione del secondo dopoguerra ha fatto gradatamente diminuire la popolazione; l'assenza di una strada carrabile che consentisse le comunicazioni essenziali del vivere civile ed il trasporto delle merci, i disagi insiti nel vivere isolati e la drastica diminuzione dell'attività pastorizia hanno fatto il resto. Alla fine degli anni settanta del 1900 l'ultima famiglia ha così abbandonato il centro abitato di Laturo al suo destino.[4]
Il completo abbandono ne ha conservato l'integrità nelle sue componenti tipologiche e costruttive malgrado i crolli e l'avanzato stato di degrado.[5]