RISERVA NATURALE DEI LAGHI DI PIETRAROSSA E DOBERDÒ

DOBERDÒ DEL LAGO, GORIZIA

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RISERVA NATURALE DEI LAGHI DI PIETRAROSSA E DOBERDÒ
L’ecosistema della Riserva Naturale dei Laghi di Pietrarossa e Doberdò sta rischiando di scomparire: la siccità e gli incendi che hanno colpito queste zone negli ultimi anni stanno trasformando via via l’altopiano in una pianura di sole rocce e con poca acqua. Il livello delle acque dei laghi varia in relazione alle portate dei fiumi Vipacco ed Isonzo, le cui acque alimentano il lago attraverso il sistema ipogeo del Carso goriziano. L'acqua di falda fuoriesce attraverso le sorgenti carsiche localizzate lungo il limite occidentale del lago di Doberdò. Lungo quello orientale, invece, vi sono numerosi inghiottitoi, attraverso i quali l'acqua scompare e dopo un breve tratto sotterraneo ricompare per formare il Lago di Pietrarossa. Durante i periodi di magra dei fiumi Vipacco e Isonzo, il livello dell'acqua cala e del lago rimangono dei canali e poche pozze. È emerso dagli ultimi studi effettuati dall’Arpa FVG (Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiente) che, a causa della siccità di questi mesi la temperatura dei laghi si è alzata. La siccità non è causa solo della crisi idrica che coinvolge i laghi: a luglio diversi incendi boschivi hanno coinvolto 406 ettari di carso italiano – nel territorio di Doberdo’ del Lago, in particolare nella frazione di Devetachi, limitrofa a quella in cui si trova la riserva - e 2.750 di quello sloveno. Per tre settimane, Italia e Slovenia, con le Istituzioni, i volontari della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e il Corpo Forestale, si sono dedicate all’ingente opera di spegnimento, impiegando 400 automezzi, 7 elicotteri e svariati canadair. La biodiversità del territorio è a rischio: molte sono le specie di flora (carpino, salice, rovere) messe in pericolo dalla colonizzazione di piante invasive resistenti alle nuove condizioni critiche del territorio, come l’ailanto. Anche la fauna, prevalentemente ittica, si ritrova in un nuovo habitat dove deve imparare a sopravvivere alla mancanza d’acqua e agli incendi. Diversi articoli di giornale e siti di ambientalisti locali lamentano la carenza dei piani di prevenzione – in particolare non è mai stato stilato il Piano di Conservazione e Sviluppo della Riserva - e l’abbandono della gestione boschiva; inoltre, la mancata manutenzione della vegetazione lacustre ostacola l'afflusso dalle falde che danno vita ai due laghi. A settembre 2019, la sinergia tra l’Università degli Studi di Trieste, il Consorzio di Bonifica Pianura Isontina e le associazioni speleologiche attive sul territorio ha permesso la realizzazione di alcune opere provvisorie di confinamento di alcuni inghiottitoi del lago: gli interventi erano finalizzati alla verifica sperimentale dell’efficacia di tale tecnica che prevede di mantenere il livello del lago più alto durante i periodi di magra per permettere la salvaguardia degli habitat e delle specie autoctone dell’area, attualmente in sofferenza. La sperimentazione non è però continuata.
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