La tradizione millenaria della molatura delle olive è testimoniata dalla presenza di un antico trappeto, che era ubicato in un locale ipogeo di un vecchio palazzo gentilizio del borgo, il Palazzo della famiglia Lannutti Olindo. Ad Archi anticamente ogni palazzetto aveva nei locali interrati un trappeto, utilizzato per produrre l’olio, come quello nel castello, quello ancora esistente della Famiglia Lannutti Renato, quello in via Castello appartenuto alla famiglia Troilo Argentino, ora di proprietà della famiglia D’Eramo Gianfranco di cui restano ancora le macine al suo interno e il trappeto in Via Eugenio Sirolli attualmente della famiglia Quadrini Elio. Nella piazza centrale troviamo la bella fontana monumentale che si divide in una vasca maggiore a pianta circolare con un fusto da cui sgorga l'acqua, e in un sottostante abbeveratoio e fonte per lavare i panni, con archi su muratura, affacciato su Via Orientale, elementi che si ricollegano ai periodi in cui le case non avevano acqua.