Una manciata di isole chiare e calcaree gettate nel profondo blu del Tirreno, le isole Egadi. Un piccolo paradiso della natura. Secondo i criteri del FAI basterebbe indicarne le caratteristiche geologiche, ambientali e umane. La più piccola dell’arcipelago sta un po’ defilata e guarda Favignana, la maggiore, da cui la divide un breve canale di mare. Più lontana, quasi un baluardo da finisterrae una specie di frontiera ultima e misteriosa si alza la sagoma alta e impervia di Marettimo. Levanzo è piccola e tranquilla, un pugno di case bianche raccolte attorno allo scalo di Cala Dogana, un tozzo pontile, una vecchia grande villa decaduta, poche centinaia di metri di asfalto e poco altro. I sentieri attraversano l’isola ma certe località le puoi raggiungere solo via mare perché è lui il vero padrone qui assieme alla luce. La grotta del Genovese con le pareti ricoperte da una serie incredibile di incisioni e graffiti risalenti al paleolitico superiore è l’attrattiva storico culturale maggiore dell’isola; il resto è classificabile secondo un altro criterio molto più sottile e intimo, il posto del cuore. Perché quando per una serie di imprevedibili motivi un luogo ti attraversa il cuore quel luogo non sarà mai più lo stesso. Non ricorderai la preistoria ma il senso dell’universo immanente su di te, sentirai la sospensione temporale della vita quando incontra un posto in cui può abbandonarsi senza riserve. Levanzo è l’ombra delle barche che si proietta sul fondo sabbioso quasi che esse siano sospese sul nulla. E’ l’aria fresca dell’alba in attesa di imbarcarsi sul primo traghetto, il ricordo di altre attese per una ennesima indimenticabile estate…è la leggera felicità fatta di niente, di sorrisi e vento di mare sul viso. Levanzo è la canzone della mia giovinezza a mare, Levanzo è il mio posto del cuore.