IL SENTIERO DELLE "CENTO SCALE "

MELILLI, SIRACUSA

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IL SENTIERO DELLE "CENTO SCALE "
SULLE TRACCE DI PIRRIATURI, CONTADINI E FEDELI: IL SENTIERO DELLE CENTO SCALE DI MELILLI Crocevia di persone, tradizioni, attività, speranza e fede: il sentiero noto come “Cento Scale” di Melilli, ubicato nella sua area periferica, non ha mai rappresentato soltanto un semplice attraversamento per agevolare l’ingresso al paese, bensì uno dei più autentici custodi di quel patrimonio culturale immateriale della cittadina iblea. Baciate dalle prime luci dell’alba ed inebriate da sentori dolci e fioriti della vegetazione circostante, le “Cento Scale” facevano da sfondo a contadini e pirriatori (cavatori) che quotidianamente le attraversavano cadenzando il ritmo dei loro passi allo scambio di racconti, opinioni, aneddoti, per poi raggiungere i primi le vaste pianure che da Melilli giungevano sino al mare di Augusta, i secondi il sottostante ingresso alla Pirrera di Sant’Antonio, cava di estrazione della pietra bianca, attiva sin dal 1600. Questo sentiero, tuttavia, non è solo testimone di quel genuino mondo agricolo e artigianale denso di fascino, di cui sono ancora oggi testimoni moltissime fonti orali dialettofone, ma anche di una lunga tradizione di fede. Ogni anno, nel mese di maggio, le Cento Scale pullulavano di devoti giunti, dalle località circostanti, per omaggiare San Sebastiano. Il pellegrinaggio prevedeva la sosta obbligata presso l’edicola votiva nota come “Santa Cruci”, antichissima e probabilmente eretta in occasione di qualche missione religiosa nella seconda metà dell’Ottocento o nei primi del Novecento, da dove si partiva, in fila indiana, alla volta del paese. Quest’antico luogo era, inoltre, significativo per quei mercanti, che portando le manifatture da altre zone della Sicilia orientale, salivano il declivio ed una volta giunti in prossimità della Santa Croce affidavano la fortuna delle vendite giornaliere alle preghiere innanzi all’edicola votiva. A ragione dell’attaccamento a questa zona che aveva rappresentato una prima accoglienza nel paese ibleo un commerciante catanese, don Paolo Fichera, poi stabilitosi con la sua famiglia a Melilli, volle nel 1930 restaurare quel luogo, divenuto degradato, e preservarne la memoria ai posteri.
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