IL CASTELLUCCIO

BATTIPAGLIA, SALERNO

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IL CASTELLUCCIO
LA STORIA Incerta la data di realizzazione, la Castelluccia fu ceduta alla Chiesa Arcivescovile di Salerno allinizio del XII secolo da una famiglia locale denominata Battipaglia. Nel XIII secolo il castello diventa teatro di sanguinose battaglie tra lesercito di Enrico IV di Svevia e quello di Federico II di Svevia. Dopo la morte di quest'ultimo, la Castelluccia viene concessa ai Frati dell'Ordine Teutonico con lautorizzazione di Papa Innocenzo III. Nel 1251 l'Arcivescovo di Salerno ottiene il riconoscimento dei tributi da parte degli abitanti dell'area connessa al castello di Battipaglia, in qualità di vassalli della Chiesa. Nel maggio dello stesso anno il giudice di Montecorvino, Matteo De Simone, prende possesso delle'dificio ricevendone le chiavi dall'Arcivescovado di Salerno. In seguito, a lungo infestata dalla malaria, dell'intera area si hanno poche notizie, fino ad arrivare al 1612, anno in cui la Castelluccia entra a far parte del patrimonio della famiglia Doria di Genova. Nel 1638, il castello passa insieme ad altri possedimenti al nobile Giulio Pignatelli. Lo stemma visibile sul castello fa riferimento proprio al matrimonio dell'ultima erede di questa famiglia con un nobile di Olevano. Vari restauri si sono susseguiti, il più significativo dei quali risale al 1920 ad opera dell'Architetto Farinelli che ne ha modificato quasi del tutto laspetto originario. Tuttavia, si possono ancora notare alcuni tratti delle mura originali, poggianti direttamente sulla roccia e, all'interno della chiesetta del castello, un pregevole affresco. LA STRUTTURA La struttura, presenta ancora le mura originali del VII secolo e una torre risalente al XIII secolo. La facciata esterna del castello è arricchita da tre torri quadrangolari costruite in epoca più recente. Un'ampia corte interna arricchisce la struttura con una chiesetta, una veranda, le cucine, un locale adibito a dispensa per le vivande, un frantoio e diverse altri locali tra i quali un bagno in cui sono ancora conservati un'antica caldaia per l'acqua calda e i resti di un balconcino in mattoni. Una grotta è annessa al castello, utilizzata nei secoli probabilmente come riparo per il bestiame e un tempo collegata al complesso tramite mura interne. Suggestivi sono i locali del piano terra, caratterizzati da magnifiche volte a crociera ricavate nella nuda pietra, risalenti all'anno Mille e utilizzati un tempo come cantine. Nella poche le aree agibili, sono visibili 2 forni a legna, 5 caminetti, un tempo rivestiti in marmo, diverse scale in pietra, due macine, stipiti delle porte in granito e un antico sistema di montacarichi per il trasporto delle vivande. Suggestiva la veduta dalle grosse finestre, che abbraccia la baia di Trentova e giunge fino alla costiera amalfitana, regalando al visitatore una vista su tutta la Piana del Sele.
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