IL CASTELLO DI AMENDOLARA

AMENDOLARA, COSENZA

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IL CASTELLO DI AMENDOLARA
La pianta triangolare e l'unica torre poligonale rimasta, in discreto stato di conservazione, fanno supporre che il Castello di Amendolara, sito nel Rione Vecchio del Paese, sia d'origine normanna, ma probabilmente eretto su un manufatto longobardo. Della fortezza, che fu Domus Imperialis nell'Epoca Sveva, sono visibili all'esterno l'entrata principale con un portone antico, il vallo con un ponte, prima in legno ed ora in pietra, e la già citata torre poligonale. Le modifiche, apportate negli ultimi tempi, rivelano in parte, i restauri subiti dal Castello dal periodo della sua costruzione a quello svevo, all'angioino, all'aragonese ed a quelli successivi. Lo stile dei balconi e delle finestre della facciata principale rivela un ultimo rifacimento avvenuto alla fine del Settecento. L'ingresso del Castello immette in un largo spiazzo da cui, attraverso una gradinata, si può accedere ai vani del primo piano e ad un lungo e panoramico colonnato di tipo aragonese. Sullo spiazzo, prima della gradinata, vi è una porta d'accesso a quella che deve essere stata la Cappella delle investiture, decorata da affreschi come quella della fine del 1200 di Scuola napoletana. Nell'opera d'arte si nota, al centro di una Croce Taumata, un Cristo crocefisso, due figure di Santi ai lati ed un Pantecrator in alto. Oltre a Federico II° ed a Pier delle Vigne il Castro di Mindularia ospitò nel 1263 Elena d'Epiro con la Corte di Manfredi. Il forte, essendo sostenitore di Corradino, insorse contro gli Angioini, che nel 1268 lo espugnarono col Principe Sanseverino. Al tempo di Carlo I° D'Angiò era Signore del Castello Ruggero dell'Amendolara al quale venne confiscato per essere, poi, venduto ai Della Marra ed in seguito passerà ai Montalto, ai Cognetta, ai Gambacorta, ai San Felice, ai Sanseverino, dal cui Conte Giovanni nacque nel 1428 ad Amendolara Giunio Pomponio Leto, umanista fondatore dell'Accademia Romana che ebbe una peculiarità di tipo archeologico. Altri Signori di questa roccaforte furono i Caraffa, i Pignatelli di Cerchiara, i Pignone, i Castrocucco, i Loffredo, i De Nobili, i Pignatelli di Bellosguardo, che col Duca Monteleone chiudono nel 1808 la lunga serie dei Feudatari di questo Centro della Calabria settentrionale. Nel 1808 la fortezza, incamerata dallo Stato, fu venduta al Marchese Gaetano Gallerano, Chiave d'Oro alla Corte Borbonica. Nel 1846 il Castello fu ereditato dal Marchese Francesco Antonio Gallerano.
Attualmente, dopo alcuni restauri realizzati da privati con l'avvallo della Soprintendenza ai Monumenti della Calabria, l'antico maniero ospita un ristorante allestito in stile normanno, mentre si può godere dall'ampio spiazzale, a cui si accede appena varcato l'ingresso principale, un interessante panorama che comprende l'ameno bosco di Straface, la relativa omonima fiumara ed in lontananza Castroregio, abitato dai discendenti di Albanesi che emigrarono in Italia nel 1500. L'incantevole visione termina con quella della degradante Serra del Dolcedorme ai piedi del Pollino. Al lato Nord dello spiazzale si gode la vista del Rione Convento .
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