I resti della villa di Nerone ad Anzio, di cui si è sempre ipotizzata lappartenenza allimperatore Nerone, sono ancora oggi visibili tra il promontorio dell'Arco Muto e la zona del Faro (Capo d'Anzio). L'intero complesso si disponeva su terrazzamenti prospicienti il mare su cui furono costruiti numerosi padiglioni nel corso delle varie fasi. La villa fu infatti impiantata in età tardo-repubblicana e ampliata in età augustea e poi neroniana, con ulteriori interventi sotto Domiziano, Adriano e Settimio Severo. Al periodo tardo-repubblicano risalgono i resti individuati sul pianoro ad occidente del faro, proteso verso il mare. Le stanze di rappresentanza erano riccamente pavimentate con mosaici mentre quelle di servizio con semplici battuti. E' stato ipotizzato che si tratti della villa in cui Augusto ricevette il titolo di Padre della Patria nel 2 a . C., secondo quanto riferito dal biografo Svetonio (Aug. 58, 2).
Durante la fase neroniana la villa fu trasformata impiantando al di sopra delle strutture precedenti una serie di padiglioni disposti intorno ad una grande esedra affacciata sul mare. Furono costruiti ninfei, terme, giardini, terrazze panoramiche, ambienti adibiti a rappresentazioni teatrali e musicali.
La villa continuò ad essere frequentata dalla famiglia imperiale sotto Domiziano e Adriano, che la ristrutturò conferendo maggiore regolarità all'impianto e aprendo ampi finestroni affacciati sul mare, decorati da lesene. Fu infine realizzata la famosa biblioteca imperiale o diaeta.
Sotto il regno di Settimio Severo l'esedra neroniana venne trasformata in un grande atrio collegato ad un'imponente aula tripartita.
L'opulenza della villa è testimoniata dal ritrovamento di importanti opere d'arte, tra cui la famosa Fanciulla d'Anzio, il Gladiatore Borghese, le sculture in marmo nero di Esculapio e Giove e il vaso bronzeo di Mitridate Eupatore (132-63 a.C.). Ai piedi del promontorio di Capo d'Anzio spiccano le cosiddette Grotte di Nerone, ambienti voltati di sostruzione per il soprastante edificio termale.
A sud del faro si sviluppava invece il porto neroniano, oggi quasi del tutto sommerso o cancellato dal porto innocenziano.