GRANGIA CERTOSINA DI TETTI PESIO

TETTI PESIO, CUNEO

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GRANGIA CERTOSINA DI TETTI PESIO
La Grangia di Tetti Pesio era una proprietà dei Certosini di Val Pesio, ma più esatto sarebbe definirla "ricetto", possedendone tutte le caratteristiche. Le prime testimonianze risalgono al 1308, quando i Certosini presentarono ricorso al Comune di Cuneo perché Tetti Pesio e la Torre, già quasi per intero di loro proprietà, non venissero aggregati al territorio comunale. La torre, di cui recentemente si è ipotizzata una origine longobarda, era stata una proprietà dalla famiglia dei De Pipa di Morozzo ed aveva dato il nome al luogo. Il catalogo dei benefattori della Certosa di Pesio annota all'anno 1312 l'acquisizione di una porzione della torre da parte di Audisia Mazzavacca per farne dono alla Certosa stessa, oltre a testamenti e lasciti diversi. I Certosini bonificarono le paludi intorno facendola diventare un potente centro economico e produttivo testimoniato anche da un grande pozzo d'acqua, originariamente dotato di due vasche in pietra, una delle quali è stata spostata e poi abbandonata nel Novecento all’ingresso della frazione. Questo pozzo pare essere tra i più importanti del Medioevo cuneese: la sua bocca in pietra, originale, è simile a quella del Monastero di S. Maria di Pogliola. Nel 1469 se ne impossessa fraudolentemente Giorgino Del Pozzo che la tenne per dodici anni, fortificandola ed apportando migliorie. Ma le sue malversazioni e scorrerie nel contado circostante creò un casus belli che tenne in apprensione le autorità cuneesi e la vita cittadina sino al 1480, quando la torre e la grangia fortificata furono riprese a mano armata e riconsegnate ai monaci. Costoro, stanchi di troppe molestie, la fecero abbattere. Il cronista Rebaccini descrive bene il complesso fortificato, simile ad un ricetto: pianta quadrilatera protetta da cortine difensive con quattro torrette angolari, circondata da fossati, ponte levatoio, torrione quadro al centro, forno, pozzo, dormitori, granai, scuderie, cucina, cantine e piccolo orto. La situazione attuale è molto diversa da quella del XV sec. perchè sono stati costruiti alcuni cascinali a lato del perimetro difensivo, è stata abbattuta la torre centrale, è stata tracciata una strada interna che taglia in due il complesso abitativo e sono state atterrate le due porte di accesso e porzioni del muro difensivo. Nel 1952 furono smantellate le porte e le relative parti di muro difensivo perimetrale. La cappella è dedicata a San Grato vescovo di Aosta; si trova nella parte più importante del nucleo residenziale, edificio del tardo Cinquecento o primo Seicento. In facciata porta due affreschi ed una decorazione fitomorfa. il primo raffigura la Madonna in trono fra San Giovanni evangelista e San Brunone ('5/'600). Superiormente in un piccolo sfondato rettangolare, San Grato di Aosta, orante in ginocchio, con pastorale posto di sbieco ('600 maturo). Più in alto ancora un fregio di melograno rosso, con viticci azzurri su fondo bianco (fine '500 ca.). Nella decorazione delle sue volte vennero impiegate le migliori maestranze, da Sebastiano Taricco a Giovanni Claret, le cui tracce ancora oggi sono visibili nell’abside. I colori bianco e blu delle decorazioni ricordano, chiaramente, quelli delle volte della Casa Madre, la Certosa di Pesio. Come nel caso della Chiesa superiore di Pesio, i colori sono attributo della Madonna. Il campanile è barocco ('700) su basi forse più antiche. Il loggiato al primo piano, lato Est, ha forme sei-settecentesche, posteriore comunque all'incendio che devastò la chiesa nel 1650. Celebre la visita del Duca Emanuele Filiberto di Savoia e di Re Carlo Emanuele che soggiornarono nella tenuta nel XVI e XVII secolo. Oggi il luogo è proprietà privata. (Foto su gentile concessione dell’Avv. A. Ghisolfi)
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