GIARDINO MASSERIA FERRAGNANO

LOCOROTONDO, BARI

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GIARDINO MASSERIA FERRAGNANO
Il giardino a pianta rettangolare è circondato da un alto muro di recinzione interrotto da due ingressi laterali, posti perfettamente in asse, che permettevano di accedervi dalle due strade che costeggiavano il muro di recinzione. Sul lato sinistro dell’accesso, tuttora praticabile, appare incisa una frase in parte abrasa dal tempo a testimonianza della realizzazione del giardino “AD 1811/Si è qui che in seno all’ombra/In mezzo ai vaghi fiori/ Godo silenzio e pace/ Respiro i grati odori”. A completamento dei versi, sulla parte destra un’altra iscrizione con anche inciso il nome del proprietario “Che la città malsana/Il popolar clamore/Non ponno dare a un misero/Ed annoiato core/ Francesco Caramia”. Questo ingresso pedonale introduceva il visitatore nel giardino, permettendogli una visione d’insieme, focalizzata dalla centralità della fontana circolare, oltre la quale lo sguardo poteva spaziare sul paesaggio campestre visibile dall’ingresso simmetrico, chiuso da una cancellata. Lungo l’asse longitudinale, si dispiega il viale principale con otto aiuole simmetriche bordate da siepi di bosso anch’esse ricondotte a forme geometriche e organizzate secondo lo schema del giardino all’italiana e che consentono di passeggiare lungo un sinuoso percorso, abbellito da quattro magnifici pergolati ricoperti di rampicanti. Completano la composizione del giardino cipressi, mirti, sambuchi, rose, oleandri ed una collezione di piante aromatiche tra le quali rosmarini, salvie, lavande, timi. Notevoli sono i due esemplari di cedro: uno dell’Himalaya, alto circa venti metri e con una circonferenza del tronco di quattro, e uno dell’Atlante. All’incrocio dei due assi, un piccolo slargo svela la presenza di una fontana in pietra a vasca circolare con una colonna centrale decorata con maschere scolpite a rilievo e completa di ninfee. Lungo i viali il giardino è abbellito da panche, colonnati, una coppia di putti e 34 busti realizzati in materiale lapideo da maestranze locali, che simboleggiano i mesi dell’anno, le stagioni, le virtù, poeti e divinità legate al mondo agricolo. Al termine del giardino, a coronamento di un percorso riservato nel verde, nel 1833 viene realizzato un padiglione a pianta semiottagonale, un'epigrafe affissa sulla parte superiore ne testimonia la costruzione “Francesco Caramia ideò e costruí villa AD1833”.
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