Palazzo Attems, uno dei più belli ed eleganti della città, si trova nell’odierna Piazza De Amicis, l’allora Piazza del Corno. Fu fatto costruire da una delle più illustri famiglie goriziane, i conti Attems Petzenstein. I lavori ebbero inizio nei primi anni del Settecento e si conclusero, ad opera del famoso architetto Goriziano Nicolò Pacassi, nel 1745 come testimonia la data in cifre romane posta sulla facciata sotto lo stemma. Il palazzo rimase di proprietà della famiglia Attems fino agli ultimi decenni dell’Ottocento, passò poi ad altre famiglie fino a diventare dal 1900 sede del Museo Provinciale e dopo alterne vicende, legate agli eventi bellici e ai danni provocati dal torrente Corno, è tornato in tempi recenti alla sua funzione museale. Molto interessante è la visita al giardino, non per le sue dimensioni, in verità assai ridotte, né per le piccole aiuole delimitate da siepi di bosso e da vialetti di ghiaietta bianca, quanto perché racchiude tante testimonianze della storia della città: lapidi, sculture e monumenti. E’ chiuso su tutti i lati da muri di confine delle altre proprietà e presenta forma quadrangolare irregolare. Al centro del giardino si erge la fontana dell’Ercole che atterra l’Idra, un serpente mostruoso, da tre a nove teste, che tagliate rinascevano e la cui uccisione costituì una delle fatiche di Ercole. Sulla vera del pozzo si può notare lo stemma nobiliare del Pacassi, nominato barone per i suoi meriti architettonici. Fu disegnata proprio da Nicolò Pacassi e scolpita dal padovano Marco Chiereghin. In origine era posta nella piazza davanti allo stesso palazzo, ma poi per problemi di viabilità, dovuti anche all’apertura della nuova via Silvio Pellico, è stata collocata nel giardino. Dopo la Prima Guerra Mondiale il giardino ospitò la statua dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, che nel 1903 gli Austriaci avevano collocato nella piazza principale di Cormons. Solo negli anni Ottanta, dopo lunghe polemiche e rivendicazioni da parte dei Cormonesi, la statua è stata ricollocata con un basamento nuovo al suo posto originario. Vi sono inoltre molti reperti provenienti da edifici distrutti durante la guerra, una lapide in latino ricorda la sconfitta di Napoleone nel 1814, alcune statue provengono dal vecchio cimitero monumentale di Gorizia, pure questo sconvolto dalla guerra. Tra le aiuole sono disseminati alcuni mascheroni o “panduri”, essi avevano la funzione simbolica di difendere la casa e ricordavano i soldati serbi o rumeni utilizzati dagli Asburgo per difendere le frontiere. Curiosi monumenti si scoprono nel verde come, ad esempio, una lapide curva dedicata a Sofronio Pocarini, interessante personaggio del primo dopoguerra o una grande svastica in pietra.