Il Giardino Botanico Rea sorge sulle verdeggianti colline di San Bernardino, una delle tredici frazioni di Trana, circondato dalle suggestive montagne della Val Sangone. Terre che furono in passato il feudo appartenuto agli Orsini fino al 1714 e successivamente ai Conti Gromis di Trana.
Agli inizi degli anni sessanta, un amatore e collezionista di piante rare, Giuseppe Giovanni Bellia, crea i “Vivai di San Bernardino”, azienda agricola specializzata nella coltura di piante erbacee perenni per il giardino roccioso e la proda mista, che in pochi anni arriverà ad avere in catalogo alcune migliaia di specie e cultivar tra le quali molte rarità introvabili all'epoca nei vivai italiani. Ma Giuseppe Giovanni Bellia desidera qualche cosa di più, e così nel 1967 realizza il suo sogno trasformando i vivai in un giardino sperimentale, rivolto all'acclimatazione di specie alpine ed erbacee perenni del mondo. Grazie alla preziosa collaborazione di molti studiosi ed appassionati botanici, il giardino va incontro ad un periodo di intensa attività in cui le collezioni botaniche si arricchiscono progressivamente con la coltivazione di piante ottenute da semi provenienti da diversi Orti Botanici. Il giardino prende il nome “Rea” in onore a Giovanni Francesco Re, medico e naturalista originario di Condove, che all'inizio dell'Ottocento studiò la flora della Val di Susa e della Val Sangone, pubblicando nel 1805 la “Flora Segusiensis”. Seguendone le orme, Bellia e i suoi collaboratori proseguono le indagini floristiche in Val Sangone e il risultato delle loro ricerche viene pubblicato periodicamente su di un Bollettino d'Informazione “Rea”, oltre ad essere documentato da centinaia di fogli d'erbario raccolti e classificati in quegli anni, ora custoditi presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. Nel 1970 Bellia riunisce a Rea i direttori e i curatori del principali giardini botanici delle Alpi occidentali e con loro costituisce la C.I.G.A.A.O., Confederazione Internazionale Giardini Alpini delle Alpi Occidentali, che nel 1974 a Romagnese (Pavia) prenderà il nome di AIGBA, Associazione Internazione dei Giardini Botanici Alpini, attiva tutt'ora. Nel 1989 la Regione Piemonte acquista la proprietà del giardino e ne affida la gestione alla Comunità Montana Val Sangone (ora Unione dei Comuni Montani della Val Sangone) che ne cura la direzione tecnico-amministrativa, su indirizzo del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. La Comunità Montana Val Sangone e la Società Cooperativa Agricola Produttori Val Sangone eseguono una profonda ristrutturazione, rimodernando completamente il Giardino che nel 1992 viene riaperto al pubblico e da allora mai più chiuso.
Il Giardino Botanico vanta diverse collezioni di alberi, arbusti, erbacee perenni ed erbe officinali appartenenti alla flora autoctona ed esotica. In alcuni piccoli ambienti ricostruiti (biotopi) sono coltivate le piante della nostra flora locale, per cui abbiamo: una zona acquatica, un roccioso calcareo ed uno di serpentino (roccia tipica della nostra zona), oltre al preesistente bosco misto di latifoglie che ospitano tutte le specie piemontesi. Una radura soleggiata accoglie molte varietà di grani antichi e storici e inoltre si può ammirare una collezione di circa 250 specie di Iris rizomatose, seconda solo al Giardino delle Iris di Firenze. Collocate nel parco vi sono anche due serre che conservano diverse specie provenienti dalle zone a climi caldi: una è riservata alle piante succulente di ambiente semi-desertico, l'altra invece ospita un discreto numero di essenze della flora tropicale e subtropicale tra cui una collezione di piante carnivore.