Il Tondo di Capodimonte venne realizzato tra il 1832 e il 1836 su commissione di Ferdinando I di Borbone sul progetto di Antonio Niccolini. Prende la denominazione di “tondo” dalla sua pianta ovale che popolarmente è chiamata appunto tondo.
La strada che portava a Capodimonte, che a noi oggi parrebbe così semplice perché siamo sospinti da motori e la strada è piuttosto asfaltata, ha sempre costituito un’impresa per coloro che volevano avventurarsi sulla collina. O quantomeno lo era per i servi e i cavalli che accompagnavano gli aristocratici al palazzo reale di Capodimonte.
«Si arriva ad esso dopo aver superato la salita erta e scoscesa, con un palmo di lingua da fuori e per questo motivo i paesani non se ne pigliano tanto fastidio.»
Johann Joachim Winckelmann
La via che conduce all’attuale museo ha visto molteplici cambiamenti.
La collina boschiva di Capodimonte viene prescelta da Carlo di Borbone come luogo perfetto su cui costruire un palazzo reale che fungesse sia da riserva di caccia per il proprio diletto che come galleria d’arte e di antichità per la collezione Farnese ereditata dalla madre Elisabetta Farnese. E’ il periodo neoclassico, di grande interesse per l’arte e la storia classica, è il periodo del gran tour.
I lavori per costruire la reggia partono nel 1738, ma procedono lentamente e incontrano molti problemi logistici. Soprattutto per via del trasporto di materiale che, per la presenza del vallone della Sanità, doveva attraversare diverse curve e ripide salite prima di giungere al cantiere reale. Bisogna pensare a realizzare una strada più diretta.
Con Ferdinando IV si comincia a progettare una soluzione, è però con l’arrivo di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat che si avvicina Capodimonte al centro, favorendo l’urbanizzazione della zona e la costruzione di ville nobiliari e casini per dignitari. Corso Napoleone, il cui nome cambiò in Via Santa Teresa degli Scalzi e Corso Amedeo di Savoia, era una strada rettilinea che partiva dal centro, scavalcava il vallone della Sanità con un ponte (attualmente ponte Maddalena Cerasuolo) concluso nel 1809 e terminava in una piazza ellittica – il Tondo – da cui si diramavano una serie di tornanti fino alla reggia. Qualche decennio dopo fu aggiunto lo scalone monumentale in piperno che partendo dal Tondo permette un accesso più rapido al palazzo reale, anche se è solo pedonale.
Al centro della piazza Niccolini installa un giardino di forma ellittica con fontane a vasca e che doveva essere aggirato per poter seguire la strada verso la residenza reale, in pratica l’architetto aveva creato una rotatoria ante litteram.
I Gradini di Capodimonte progettati dallo stesso architetto Niccolini ed in età fascista intitolati alla principessa Jolanda Margherita di Savoia, sono realizzati in piperno scuro. Su progetto di Niccolini sorge una scalinata monumentale con diversi sedili e divisa in più scaglioni, tutt’attorno è circondata da un boschetto composto in parte da alberi anche molto antichi ed all’incirca coetanei dello stesso Niccolini.
La scala è arricchita da marmorei vasi canopi egizi, essi si trovano sui pilastri che segnano l’inizio della scalinata, e da ghirlande: su quella di sinistra c’è la dicitura dei giardini, su quella di destra gli stemmi del Comune di Napoli e della casata Savoia.
Alla base della gradinata si trova la fontana di Capodimonte, realizzata contemporaneamente alle scale e progettata in modo organico nel nuovo assetto del Tondo. Era stata pensata come una grande vasca per permettere ai cavalli di abbeverarsi prima di salire in direzione della reggia, su fino al Regresso. L ’incrocio tra Via Miano e Via Capodimonte, verso i Ponti Rossi, è denominato così perché qui è dove si fermavano le carrozze dei nobili e si effettuava un cambio di cavalli, i quali stanchi tornavano giù verso il centro, e cioè regredivano.