"Le radici storiche del Mulino Sireci:
Nei primi del 900 i mulini erano di proprietà di già storici possidenti spagnoli.
Nel 1914 Sebastiana Di Stefano, moglie di Vincenzo Sireci, emigrato in America nel 1905, e mamma di tre figli,Santina, Michele e Antonino, acquistò assieme a suo fratello Pietro Di Stefano, da uno degli ultimi gestori spagnoli di mulini del tempo, Don. Gioacchino Caro, Alvarez de Toledo di Madrid, un Mulino ciascuno, per la somma di Lire 3.755 ognuno.
Nella prima metà del secolo scorso, a Caltavuturo, c’erano almeno due mulini ad acqua.
gli stessi funzionavano sfruttando, l’energia idraulica che veniva sviluppata con la forza di gravità per la caduta verticale dell’acqua del fiume da una certa altezza. L’acqua cadeva sopra una ruota idraulica con delle pale di legno.
Il mulino Sireci era a Gazzara, di proprietà dei fratelli Antonino e Michele Sireci, incastonato all'interno delle GOLE di GAZZARA.
Le gole di Gazzara rappresentano per gli abitanti del luogo e non, ‘UNA DELLE DIECI MERAVIGLIE DI CALTAVUTURO’. Esse sono una strettoia del torrente ’Caltavuturo’ dove insistono pareti rocciose di enormi dimensioni, da qualche tempo mete di giovani Free Climbers che ogni anno scelgono Caltavuturo come punto di incontro tra appassionati e semplici escursionisti.
Per tutto il periodo in cui il torrente era pieno, l’acqua veniva deviata e raccolta in una diga chiamata “GORGA”, (ancora adesso piena d’acqua). Da lì veniva incanalata fino al punto di cascata dove, ad una altezza consistente, trovava alla base una ruota dotata di alette a forma di pale in legno. Con un sistema di trasmissione a ruote dentate, il movimento rotatorio veniva trasferito alla MACINA IN PIETRA dove si metteva il FRUMENTO per macinarlo e trasformarlo in FARINA. L’acqua passata non tornava subito al torrente ma veniva riciclata incanalandola verso il mulino dei cugini “fratelli Di Stefano”che macinavano altro frumento.
In quegli anni Caltavuturo era al buio, non esisteva la distribuzione nazionale della energia elettrica.
Chi poteva permetterselo usava il lume a petrolio, le fiaccole, la lumiera ad olio ecc. alcuni le candele ad olio o le citolene.
La vita era molto lenta e povera considerato che si viveva di agricoltura fatta a mano.
Un giovane intraprendente dell’epoca, Antonino Sireci, detto Don Nino, sapendo che a Palermo ed in qualche paese vicino, era arrivata la luce elettrica, si attivò con gli Amministratori locali al fine di costruire una centrale elettrica con tutta la rete di illuminazione stradale fino a portarla all'interno delle case e fornire corrente elettrica in autonomia, cioè indipendente da altri paesi.
Nel 1929 Antonino Sireci detto Don Nino, costituendo l’impresa elettrica ‘ Fratelli Sireci, Di Stefano, Bartolotta e Cirrito,portò la corrente elettrica a Caltavuturio.
La centrale era formata da due grossi generatori a gasolio con lunghe cinghie di trasmissione di cuoio, una vasca di raffreddamento, ed un quadro di controllo.
Successivamente, negli anni cinquanta, smise di produrre energia e la fece arrivare da Termini Imerese, anche perché i generatori erano troppo rumorosi creando una sottostazione di arrivo.
Nel 1963 il governo con la “NAZIONALIZZAZIONE” tolse la gestione privata della produzione e distribuzione dell’Energia elettrica , creando l’ENEL. ( Ente Nazionale per l’Energia Elettrica)."
Ricerche documentate e redatte dal terzo genito di Antonino Sireci, Gaetano Sireci, che con orgoglio, passione e amore per la sua famiglia, ha voluto portare alla luce la storia di questo luogo ricco di storia ed amore per la propria terra.