Il forte di Vigliena è un edificio storico della città di Napoli, monumento nazionale, di cui rimangono oggi solo alcuni resti; è ubicato nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, in via Marina dei Gigli (ex stradone Vigliena)La costruzione del fortilizio risale al 1702 (secondo altre fonti al 1706[1]), ad opera del viceré Juan Manuel Fernández Pacheco y Zúñiga, marchese di Villena, da cui prese il nome. Venne usato durante il Regno delle Due Sicilie anche per l'istruzione alla pratica di artiglieria dei cadetti della Reale accademia militare della Nunziatella.
L'importanza storica della fortezza è soprattutto legata ad un episodio che vide contrapposti i sostenitori della Repubblica Partenopea e le forze sanfediste del cardinale Ruffo, avvenuto il 13 giugno 1799. Essendo il presidio più meridionale della città di Napoli, si trovò in prima linea rispetto all'avanzata da sud delle forze legittimiste quando i repubblicani dovettero abbandonare le posizioni sul ponte della Maddalena. Il forte era difeso da circa centocinquanta uomini della Legione calabra, al comando del sacerdote di Corigliano Calabro Antonio Toscano. Assaltati da tre battaglioni sanfedisti calabresi, al comando del tenente colonnello Francesco Rapini[2]; e successivamente colpiti da un intenso fuoco di artiglieria russa, i difensori furono ridotti ad una sessantina.
Vista l'impossibilità di vincere, sembra che Toscani decidesse di dare fuoco alle polveri, determinando la propria morte e quella di buona parte sia dei difensori, che degli attaccanti. Il forte fu semidistrutto dall'esplosione, dalla quale scampò un solo repubblicano, un certo Fabiani, che si gettò in mare prima dello scoppio. L'evento della distruzione del forte, e la morte di tanti commilitoni, instillò nuova furia nei calabresi sanfedisti, che diedero con successo l'assalto al Castello del Carmine[5], aprendo la porta alla conquista della città.
La fortezza, di grande interesse socio-politico-culturale, fu abbandonata, tanto da favorire interventi abusivi da parte di strutture sia pubbliche, che private. Nel 1891, tuttavia, per iniziativa di alcuni parlamentari quali Imbriani e Pasquale Villari, il forte fu proclamato “monumento nazionale” e fu sottoposto a restauro.