FORNACE DI FELINA

FELINA, REGGIO EMILIA

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FORNACE DI FELINA
“C’e` una parte dell’Italia che e` “terra di nessuno”. Il 60% del territorio nazionale, dalle Alpi agli Appennini, isole comprese, e` come una seconda Italia: sconosciuta, abbandonata, isolata”, a valle della chiesa di S. Maria di Felina, in direzione est, a circa 500 metri si trova la fornace. Il primo documento relativo alla fornace fu l'atto di costituzione della Società Particolare Civile, redatto nel 1911, a seguito del quale iniziò la costruzione dell'impianto di Castelnovo né Monti, in località Felina; in esso, i fratelli Domenico e Erminio Maioli, insieme ai fratelli Agostino, Cesare e Lorenzo Vezzosi, si impegnavano a svolgere un'attività di cottura e vendita di mattoni. Nel 1921, alla morte di Erminio Maioli, la sua parte di eredità passò al fratello Domenico. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1925, tutta la quota della fornace di sua proprietà passò in usufrutto alla moglie Maria Pignedali e ai suoi nove figli. Nel 1928 anche i fratelli Vezzosi vendettero la loro quota a Maria Pignedali che divenne così unica proprietaria dell'impianto. Nel periodo compreso tra il 1929 e il 1933, la fornace rimase chiusa a causa dell'esaurimento dell'argilla adatta alla produzione di mattoni ma, nel 1934, Seriglio Prampolini scoprì una modesta vena ottenendo la gestione in conto affitto. Tale attività proseguì sino al 1972, anno della definitiva chiusura della fornace. Nel 1997 la famiglia Prampolini era divenuta unica proprietaria dell'impianto, ceduto infine al Comune di Castelnovo né Monti nel 2005. La fornace di Felina, insieme a quella modenese di Castelvetro, rappresenta uno degli ultimi esempi di forno ad impianto circolare del territorio emiliano romagnolo. Rimasto in stato di abbandono per alcuni decenni, è stato dichiarato di interesse culturale nel 2009, il complesso è stato restaurato e sarà destinato a diventare sede espositiva delle tradizioni produttive locali per la valorizzazione turistica e culturale del territorio. Nel febbraio 2020 il Comune ha annunciato un nuovo progetto di valorizzazione: l’antica fornace, oggi in disuso, si ripropone con una nuova veste. Insieme al FAI diventerà un centro studi e per la promozione del territorio, un polo turistico e di archeologia industriale. Un passaggio che segna un’evoluzione dell’economia locale, oggi molto più forte che in passato sul terziario e sul turismo. Grazie al FAI che ha capito l’importanza e il profondo significato di questo progetto.
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