La fiumara Amendolea nasce nel cuore del Parco Nazionale dell'Aspromonte e precisamente nella zona denominata Materazzelli ( m. 1720 s.l.m.) .
Percorre il versante meridionale della provincia di Reggio Calabria per una lunghezza di 38,300 km con una pendenza media del 4,79%.Il suo principale affluente è il torrente Menta sul quale è stata costruita una diga. Lungo l'alto corso della fiumara si trovano le cascate di Maesano composte da tre salti di una quindicina di metri ciascuno. Nell'antichità rappresentava il confine fra la Repubblica Locrese e la Repubblica Reggina. Gli antichi scrittori Strabone e Tucidide menzionarono la fiumara Amendolea, chiamandola Alex mentre Plinio il Vecchio la chiamava Kaikinos precisando che lultimo tratto di questo corso dacqua era navigabile, Amnes ibi navigabiles Caecinus... Alcuni studiosi avanzarono lipotesi che lAlex flumen corrispondeva alla parte interiore del torrente Amendolea mentre la parte superiore veniva chiamata Caecinos flumen. Cluverius nellopera Italia Antiqua scrisse Agrum locrensem ab Rhegino disterminabat Alex amnis, qui etiam Caecinus vulgo nun Alece dictus; medio ferme tractu inter Leucopetram et Herculis promontorium. Nel 427/26 a. c. la flotta ateniese-reggina guidata da Lachète, dopo aver devastato le isole Eolie sbarcò presso la foce del fiume Alex e impadronitasi di cinque navi pose lassedio alla fortezza di Peripoli che riuscì ad occupare dopo un acre combattimento in cui circa mille nemici furono uccisi e oltre seicento fatti prigionieri. Nellinverno seguente Lachète, sbarcando nuovamente presso il fiume Kaicino vinse e disarmò circa trecento Locresi comandati da Pirosseno di Capatone e lanno appresso, sulla fine dellinverno, i Locresi vinsero su Pitodoro, succeduto a Lachète e si ripresero la fortezza di Peripoli. Strabone, segnalò che lAlex scorreva in una valle profonda ed era ricco di trote e anguille e riferì di un fenomeno strano che riguardava le cicale; quelle, infatti, che si trovavano sulla riva di Locri stridevano piuttosto rumorosamente, mentre le altre non avevano alcuna voce; secondo Strabone la causa del fatto era che una parte della regione era completamente ombrosa e le cicale aprivano molto poco le pellicole rugiadose delle ali mentre le altre, posizionate in una zona surriscaldata dal sole, avevano le pellicole aride ed emettevano uno stridore infernale ». Diodoro Siculo, nel libro sulle imprese leggendarie degli antichi, tramanda altra causa di questo fatto: « Poiché, disse, Ercole era giunto nei territori dei Reggini e dei Locresi, e, stanco del cammino, si riposava, infastidito dallo strepito delle cicale, si dice pregasse gli dei di allontanarle da quel luogo; esaudita la preghiera, non solo allora, ma anche dopo non furono mai più trovate cicale in quei luoghi".