Il castello che vi fu costruito faceva parte di un sistema difensivo, comprendente anche Casteldimezzo, Gradara e Granarola, a guardia del valico della Siligata e al confine tra i domini della Chiesa di Ravenna e quella pesarese e successivamente tra i domini dei Malatesta di Rimini e di Pesaro. L'aggiunta della specificazione di Focara è dovuta forse all'esistenza di fuochi per i naviganti, oppure alla presenza di fornacelle dove si cuocevano i laterizi. Sulla porta d'ingresso al borgo si conserva la lapide che ricorda il passaggio di Dante.
Sapienti restauri alle mura e all'interno di esse hanno dato nuovo lustro all'abitato costituito anche da case medioevali. Dalla torre campanaria a picco sul mare si gode uno stupendo panorama. Nella parte più alta, fuori dal paese, si trova la Chiesa di Sant'Andrea ove è custodito un crocifisso barocco ligneo e una tela di G. Giacomo Pandolfi, entrambi del '600. E' caratteristica la strada che conduce al cimitero dove si incontrano piccole case contornate da fazzoletti di terra coltivati a vigneto, esposti al vento salmastro, dai quali sembra impossibile che si possa trarre del buon vino.