EX CONVENTO DI SANT’ANTONIO ABATE

SACILE, PORDENONE

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EX CONVENTO DI SANT’ANTONIO ABATE
L’ex convento di Sant’Antonio Abate si trova nell’omonimo borgo di Sacile che cominciò a svilupparsi in tarda età medievale fuori le mura dell’antica città, lungo la strada che conduceva verso la Marca Trevigiana: nei suoi pressi preesisteva una piccola chiesa dedicata al santo protettore degli animali, titolo che mantenne anche la chiesa che fu ricostruita nel 1674 a servizio del grande corpo di fabbrica conventuale. Ancor’oggi poco conosciuto dagli stessi abitanti di Sacile, l’edificio si presenta per la parte visibile con un’anonima parata di finestre su due piani, interrotta da un largo portale carraio e da un poggiolo soprastante, prospiciente l’attuale via XXV Aprile: la struttura è ancora inaccessibile a più di vent’anni dalla dismissione dalle funzioni militari. La fondazione del grande edificio, perorata dalla Comunità sacilese sin dal Cinquecento, avvenne il 9 agosto 1668 e l’edificazione durò nove anni, con notevoli sovvenzioni da parte del governo della Serenissima, donativi e lasciti testamentari. Le monache di regola domenicana, in numero di undici, vi si insediarono nel novembre del 1677, dopo una cerimonia presieduta in grande pompa dal patriarca Giovanni Dolfin, che ne aveva giurisdizione. L’attività dell’ordine domenicano era tradizionalmente legata all’insegnamento (vent’anni più tardi l’ordine troverà anche a Pordenone l’occasione per fondare un convento con istituto annesso) e le monache si premurarono subito di istituire un collegio-educandato per giovinette di buona famiglia. Il convento crebbe nel corso del XVIII secolo sia per vocazioni che per l’importanza del collegio, ma anche per un’avveduta gestione delle rendite patrimoniali. Sopravvissuto alla prima ondata di soppressioni degli ordini religiosi da parte della Dominante, nel 1805 il convento sarà invece ineluttabilmente soppresso dalle normative del governo napoleonico. Le monache furono ‘aggiunte’ al convento di San Rocco e Domenico di Conegliano; di lì a poco la chiesa conventuale verrà abbattuta e l’edificio sarà ritenuto adatto, dal 1808, ad ospitare uno squadrone di cavalleria. La funzione militare dell’edificio fu riconfermata con notevoli lavori di adattamento protrattisi tra il 1877 e il 1884: il convento ospiterà la prima caserma di cavalleria di Sacile (la «Girolamo da Sacile») e successivamente, con l’erezione di altri importanti acquartieramenti militari, svolgerà dal 1907 la funzione di Distretto Militare per la provincia di Udine. I destini militari dell’edificio proseguiranno sino agli anni novanta dello scorso secolo. Lo stato della grande fabbrica conserva sostanzialmente l’assetto delle origini, a pianta vagamente quadra con le tre braccia a doppio piano del recinto claustrale, un tempo unite all’edificio rivolto a nord dotato di passo carraio, ove insisteva la chiesa, ancora visibile nella pianta del Catasto napoleonico del 1807. La severa facies interna, per quanto visibile, rivela l’andamento della tipica struttura conventuale - nonostante gli adattamenti, le superfetazioni e il precario stato di conservazione - con il piano terra un tempo probabilmente aperto per la deambulazione e l’accesso al piano superiore, caratterizzato dal ricorrere di ampie arcate, ora finestrate e spartite da lesene piatte. L’edificio da qualche anno è al centro di un rinnovato interesse da parte della Amministrazione Pubblica sacilese, che già dal 2005 si era impegnata in un piano complessivo di recupero: purtuttavia versa ancora in un pessimo stato di conservazione, nonostante il continuo dibattito sulle sue sorti future. Di recente la Regione Friuli Venezia Giulia ha concesso dei fondi per degli studi tecnici sulla stabilità della struttura.
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