Le prime notizie risalgono al 1248 quando viene citato un ospedale con una cappella per il culto. L’Ospedale Grande di Piacenza acquisisce quello di San Bartolomeo nel 1473, per essere poi affittato e ceduto ai Gesuiti che lo ricevettero “quasi in ruinam” e procedettero (II metà del ‘500) con la ricostruzione della chiesa e la trasformazione dell’ospedale in convento. Nel 1696, passa agli Agostiniani Scalzi che ricostruiscono chiesa e convento nelle forme attuali. Con le soppressioni napoleoniche il convento diviene caserma (attuale ENAIP) e la chiesa oratorio parrocchiale della vicina San Sepolcro. Il XX secolo vede il declino del tempio che sarà chiuso al culto nel 1983. Ora la chiesa è adibita a deposito e non utilizzata. L’interno, grazie a visuali prospettiche ed elementi architettonici usati come quinte teatrali, incarna pienamente l’animo barocco che rende questo monumento uno dei più interessanti nel panorama settecentesco piacentino; al centro una grande cupola con oculi.