La Chiesa di Santa Venere è un piccolo edificio di culto, probabilmente sorto su un rudere di un tempio romano situato sulla strada che univa Capua a Orta di Atella, nei pressi del fiume Clanio, ora prosciugato. Le prime notizie della chiesa risalgono al 1600. Si racconta, infatti, che questo sito era custodito dai monaci della congregazione di San Vincenzo De Paoli (i cosiddetti Paulotti). La sua denominazione è stata ed è oggetto di numerose discussioni. In molti, infatti, concordano nel dire che Venere non è altro che il diminutivo di Veneranda, che nella credenza popolare sarebbe la sorella o la fidanzata del patrono di Marcianise, san Michele. Altri invece compiono una suddivisione in base alle fonti, specificando che la chiesa è riportata come Santa Venere in un documento del 1285, mentre lo storico Michele Monaco, avendo attinto da un martirologio romano che riportava il nome di Veneranda, ha usato proprio questa denominazione per l’edificio sacro. Per i marcianisani, comunque, resta e rimarrà sempre Santa Vennera. In questo luogo molte famiglie marcianisane, poco dopo Pasqua, avevano come tradizione quella di fare una scampagnata proprio nei pressi della chiesetta. Varie sono le storie che aleggiano intorno a questa piccola ma grande chiesa. Pare, infatti, che alcuni abitanti dei paesi confinanti avessero provato a rubare la statua lignea della santa, con carro trainato da buoi. Ma, secondo la leggenda, quando stavano per uscire dai confini di Marcianise, la statua diventò pesantissima, impedendo ai ladri di trafugarla. Questo avvenne perché la scultura non poteva lasciare la città, essendo centrale nel rituale della festa di San Michele.