EREMO DI CAPO NOLI

NOLI, SAVONA

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EREMO DI CAPO NOLI
Il Capitano Enrico d’Albertis, nato a Voltri (GE) nel 1846, è stato marinaio, esploratore, archeologo dilettante, curioso d’ogni cosa. Ha organizzato numerose crociere nel Mediterraneo con amici naturalisti, tra cui il marchese Giacomo Doria, raccogliendo con loro numerosissimi reperti per il Museo di Storia Naturale di Genova, fondato dal Doria nel 1867. Protagonista di tre giri del mondo e di un periplo dell’Africa, ha compiuto anche numerosi viaggi nella valle del Nilo e la mitica impresa del viaggio a San Salvador, nel 1893, sulla rotta di Colombo, col Corsaro, il suo cutter da 21 metri, con strumenti d’epoca da lui ricostruiti. Compagno di scavi con Arturo Issel nel Finalese, alla Grotta delle Fate e alle Arene Candide, si scelse nel 1912, comprando un terreno su Capo Noli, un “buen retiro”, quando ormai l’età non gli permetteva più di girare per mare come avrebbe voluto ancora. Lì costruì il suo “Eremo”, dove impiantò essenze rare con l’aiuto dell’amico Raffaello Gestro, naturalista, entomologo e direttore del Museo di Genova dopo il Doria. Da lassù instaurò cordiali rapporti con i marinai e i pescatori della zona; ospitò amici e godette della posizione spettacolare, a picco sulle onde, inserendovi persino un albero da vela, col quale faceva ogni mattina l'alzabandiera, in memoria della sua carriera di avventuroso navigatore, come si vede nelle foto d'epoca da lui scattate. Alla fine della Grande Guerra fece costruire sulle rocce sopra l'Eremo la torre della Vittoria, dedicata alla conclusione vittoriosa del conflitto, durante il quale, non potendo per motivi d'età parteciparvi, aveva organizzato una rete di avvistamento di sommergibili nemici in Liguria e nell'Arcipelago Toscano. Sulla torre c'erano le sue parole: “Contro l’insidie occulte e submarine, fur vigilanti qui l’armi latine. Eretta e dedicata alla Vittoria, Ricordo e onoro i Figli della Gloria”. Durante la seconda guerra mondiale, purtroppo, i tedeschi hanno pensato bene di smantellarla, per evitare fosse un bersaglio per il nemico, per cui oggi non ne rimane traccia alcuna, se non nelle foto del Capitano. Oggi purtroppo l'Eremo, proprietà di un privato, giace in stato di abbandono totale, vincolato dalla Sovrintendenza, ma bisognoso di restauri, cure e protezione.
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