Nell’estate del 1889 l’Eremo di San Vito Chietino, una piccola casa rurale circondata da una natura selvaggia e impervia, fu ritiro “d’amorosi sensi” di Gabriele d’Annunzio e Barbara Leoni, la “bella romana” che fu musa e compagna del poeta per cinque anni e che ispirò la sua prima produzione letteraria fino al punto che gran parte di questo amore e dei luoghi che lo animarono, compreso l’Eremo di San Vito, si riversarono nel Trionfo delle Morte, il romanzo che qui vide prendere forma. Qui D’Annunzio occupò la stanza al piano inferiore, adibita da lui a biblioteca, a luogo adatto a tutte le cose della “vita orizzontale e del sogno”; e la stanza al piano superiore, che durante il soggiorno dei due innamorati fu la camera da letto. Le spoglie di Barbara Leoni sono state traslate qui dal cimitero del Verano grazie alla tenacia del notaio Fernando De Rosa, la cui famiglia è oggi proprietaria dell’Eremo, che dopo tredici anni di lotte burocratiche ha riportato nel luogo in cui “ella arse, i suoi resti mortali ancora frementi d’amore”. Osservando da qui il panorama circostante si può ancora scorgere in lontananza il Trabocco Turchino da una parte e dall’altra il promontorio, scenario del tragico espediente letterario che nel Trionfo della Morte poneva la parola fine all’amore tra Giorgio e Ippolita.