Lo splendido Duomo di Berceto sorge lungo l’antica Strada di Monte Bardone, meglio conosciuta come Strada Romea, e Via Francigena poi. L’inizio della sua storia è da collocarsi nell’VIII° secolo, in cui il re longobardo Liutprando decise di costruire un monastero a presidio della via di Monte Bardone (importante direttrice tra il Nord ed il Sud Europa, specie per i Longobardi stessi).
Nell'anno 718, per compiere il pellegrinaggio a Roma con l’obiettivo di onorare la sepoltura dell'Apostolo Pietro, Moderanno, Vescovo di Rennes, lasciò la sua città e si spinse verso il Mezzogiorno.
Secondo la tradizione, percorrendo la via di Monte Bardone, che collegando Parma con la Lunigiana consentiva ai pellegrini un passaggio attraverso gli appennini, giunse nei pressi del passo della Cisa e vi si fermò per riposarsi, appendendo ad una pianta alcune reliquie di San Remigio, che portava con sé dalla città di Reims dove le aveva prese. Alla ripresa del cammino se ne dimenticò, e non appena se ne accorse, ritornò sui suoi passi ma, dopo aver ritrovato l'albero a cui si era appoggiato, non riuscì a raggiungere il ramo su cui aveva attaccato il suo prezioso carico. Cresciuta prodigiosamente, la pianta si riabbassò solo quando il vescovo promise di lasciare le reliquie a Berceto.
Fu così che Berceto, antico borgo montano sull'Appennino parmense, venne ad avere, nel suo monastero benedettino, alcuni resti di San Remigio, mentre il Vescovo di Rennes, Moderanno, venne nominato da Liutprando Priore di quello stesso monastero.
L'attuale edificio del Duomo di San Moderanno è il risultato di numerosi interventi realizzati sulla piccola “ecclesiola” dedicata a sant’Abbondio, a partire dalla riedificazione della chiesa-abbazia voluta dal re longobardo Liutprando nell'VIII secolo.Tre sono i periodi a cui risalgono i principali interventi: quello longobardo, di cui parla lo storico Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorun (fine VIII secolo) attribuendo a re Liutprando la fondazione del monastero di Berceto; quello romanico, di cui rimangono tracce soprattutto nelle sculture e nella zona presbiteriale, e quello rinascimentale dovuto all'intervento della famiglia dei Rossi.
L’edificio subì rimaneggiamenti importanti già tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo – una vera e propria riedificazione – che gli conferì l’impianto attuale e cioè l’organizzazione planimetrica, la facciata – poi rivisitata –, parte del transetto e delle absidiole, la base del campanile e i due pilastri del presbiterio. Nel XV secolo, quando Berceto era nell’orbita dei Rossi, il tempio religioso subì un’ulteriore evoluzione stilistica: intanto la “firma” della nobile famiglia sui capitelli – un leone rampante –, poi gli archi a sesto acuto al posto di quelli romanici, nonché una risistemazione dell’abside, che divenne quadrata, pur mantenendo i tabernacoli quattrocenteschi in pietra.
A metà Ottocento la facciata in arenaria a capanna venne restaurata in falso romanico e allo stesso modo la parte superiore del tiburio-campanile.
La facciata a capanna, ottocentesca, è caratterizzata da un piccolo rosone in sommità, una bifora sottostante e due alte monofore ai lati del maestoso portale strombato, che, risalente alla ristrutturazione rinascimentale, presenta una successione di colonnine e archi polistili. La lunetta centrale, di epoca romanica e forse di scuola pre-antelamica, è imperniata sul tema del riscatto dal peccato;[6] per questo le sculture in rilievo raffigurano al centro Gesù Cristo crocifisso, alla sua sinistra Maria, san Giovanni (o sant'Abbondio martire) e san Moderanno ed alla sua destra il centurione che ne trafigge il costato e un giovane che raccoglie il sangue versato in una coppa. Al di sotto, l'architrave, riccamente scolpito con altorilievi che rappresentano figure umane e animali fantastici, è sostenuto da due telamoni, che raffigurano l'ascolto e l'udito.