Si tratta di un’opera giovanile di Gardella (1935), ma è sicuramente quella più conosciuta, nonché quella che lo fa accedere di diritto al gruppo degli architetti del Movimento Moderno italiano.
Tanto è stato scritto sulla vicenda progettuale e costruttiva di quest’opera, che gli costò non poca fatica, intanto dopo aver visitato altri Dispensari si convinse che il modello progettuale dettato dal Ministero non fosse adeguato, in quanto la totale simmetria e divisione fra uomini e donne, secondo lui non consentiva una fruizione umana e compassionevole della struttura, per cui elabora un progetto con un ingresso asimmetrico nella grande sala d’attesa che permetteva l’accesso agli altri ambienti della struttura.
Evento pressoché unico:Gardella nel 1991 partecipa al progetto di restauro della sua opera, e la riporta finalmente allo stato che lui aveva ideato con l’ingresso asimmetrico.