Il Criptoportico di Alife, già menzionato nel 1776 da Gian Francesco Trutta nelle sue “Dissertazioni istoriche delle antichità alifane”, è collocato nel quarto Nord-Est della città a circa sei metri di profondità e ha una pianta ad “U”. L’ipotesi più accreditata circa la sua funzione originaria è quella formulata dal prof. A. Parisi secondo la quale il criptoportico di Alife era il supporto di un Capitolium, il principale edificio religioso delle città romane, simbolo di Roma stessa, dedicato al culto di Giove, Giunone e Minerva. Dalla struttura centrale si dipartono 2 cunicoli minori esplorati dal prof. A. Parisi che li identifica come ambulacri di accesso. I pilastri sono realizzati in mattoni legati da malta gialla e sabbia locale; le volte sono in opus caementicium di malta gialla, ghiaia e ciottoli di piccole dimensioni. Le pareti sono foderate con uno strato di intonaco di colore ocra, mentre la pavimentazione si presenta in semplice.