Siamo in un luogo emblematico di Cursi: la cripta di Santo Stefano, preziosa testimonianza storico artistica scoperta nel 1955. Non si conosce con certezza a quale Santo fosse dedicata; secondo la tradizione a Santo Stefano, ma con molta probabilità a San Pietro, in quanto nell’ipogeo è raffigurato due volte e come d’altronde si può desumere da un famoso diploma di Federico II di Svevia del 9 giugno 1219 in cui si parla di una “ecclesian Sancti de Curse” che veniva donata dall’arcivescovo di Otranto, Tancredi degli Annibaldi (Cfr. Maggiullix L. – Otranto, ricordi – Lecce 1893 ed. ancora D. Giannuzzi – Cursi: Cripta di Santo Stefano e di San Giorgio – Galatina (Le) 1980). Come in tutta la Terra d’Otranto, anche a questa cripta era legato il culto e il rito greco che durò a Cursi per diversi secoli. Cessò ufficialmente nel 1614 con la nomina di don Luca Anchera, primo arciprete di rito latino e ci fu anche un periodo in cui la cittadina fu fatta imbevuta di usanze e costumanze elleniche soprattutto quando, fra l’ottavo e il nono secolo, vi giunsero numerose famiglie greche. Durante la visita pastorale dell’arcivescovo Lucio De Morra, avvenuta il 7 giugno 1608, a Cursi si contavano ben 160 famiglie elleniche e cinque ecclesiastici greci tutti sposati. E se e vero che il rito greco cessò ufficialmente nella cittadina nel secondo decennio del secolo XVII, è altrettanto vero che esso continuò officiosamente nelle cappelle private e la lingua grica si parlò a Cursi accanto al linguaggio italiano, almeno fino ai primi decenni dell’Ottocento. Questa chiesa rupestre è databile all’XI-XIII secolo, presenta una pianta a forma circolare ellittica articolata in due navate da un pilastro centrale e si estende per una superficie di circa 23 m². È interamente scavata in un banco di roccia calcarenitica, misura 9,86 m di lunghezza, 5,19 m di larghezza e 2 m di altezza. L’ingresso originario era garantito da una scalinata tuttora visibile che termina sotto un arco a volta in cui sono scolpite diverse croci greche. La navata sinistra possiede un altare a credenza, per la deposizione delle offerte. La cripta presenta un ciclo di affreschi del XII-XIII secolo raffiguranti un Cristo Pantocratore e una teoria di Santi, tra i quali si distinguono le figure di santo Stefano, san Giorgio, san Pietro e San Teodoro di Amasea.
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