La cripta di S. Michele Arcangelo, nella città vecchia di Bari, sorge laddove esisteva un complesso benedettino con annesso un importantissimo convento in cui risiedette il noto abate Elia. Da questo nucleo, a partire dall'anno Mille circa, si sviluppò nel borgo barese una straordinaria vitalità culturale, tanto che l'Exultet, attualmente conservato nella Cattedrale di Bari, debba esser stato frutto della intensa attività scriptoria degli amanuensi del luogo (sebbene non sia pervenuto alcun documento esplicito diretto a riguardo). Infatti, doveva esistere uno scriptorium di artisti in grado di eseguire copie mirabili di codici e di arricchirle con miniature e notazioni musicali. D'altronde, vi studiò il monaco Giovanni da Oppido, autore delle prime testimonianze scritte di musica liturgica ebraica (con notazione simile alla "beneventana" usata per l'Exultet barese, leggibile da destra a sinistra).