La chiesa e il monastero di Sant'Alvise, nel centro storico di Venezia, vennero fatti costruire nel secolo XIV dalla nobildonna Antonia Venier e dedicati al Vescovo S. Ludovico (vulgo: S. Alvise). Il convento è formato allinizio solo da alcune celle in legno addossate ad una parete della chiesa dove risiede una piccola confraternita devota al santo e dedicata alla carità.
Nel 1411 vi trovano rifugio le monache agostiniane fuggite da Serravalle a causa dellinvasione degli Ungheri e saranno loro a metà del 1400 a iniziare la costruzione del monastero attuale. Nel 1810, con decreto napoleonico, chiesa e monastero passano al Demanio e le monache vengono espulse.
Nel 1847, in seguito alla demolizione del monastero di S. Lucia per erigere la stazione ferroviaria, il monastero di S. Alvise viene dato alle Figlie della Carità Canossiane, che ancora vi abitano, la cui missione è listruzione e la carità delle fanciulle povere ed abbandonate. Qui istituirono anche una scuola speciale per le sordomute, la terza del genere in Italia.
In questo monastero, nel 1893, Santa Giuseppina Bakhita entrò in noviziato e visse per alcuni anni.
All'interno del complesso monastico, uno dei più grandi di Venezia, si trovano due chiese (una delle quali con una riproduzione della grotta di Lourdes), una cappella, due chiostri (il più grande conserva l'intero porticato con archi a tutto sesto in cotto), un teatro, due campi da gioco e un grande orto (anche il campo da calcio sul lato laguna apparterrebbe al complesso, anche se attualmente è dato in gestione ad una società sportiva).
Inoltre il convento comunica direttamente con l'adiacente Chiesa con un antico barco quattrocentesco, il coro pensile delle monache, sorretto da colonne e barbacani, uno dei primi esempi noti di questa tipologia.
Oltre ad essere un luogo di importanza storica ed artistica, il convento è anche un luogo di riferimento per la comunità locale. Nato come centro di carità, ha sempre mantenuto nel corso degli anni questa funzione di bene pubblico, in stretta interazione con la parrocchia ed il vicariato. Infatti negli ultimi decenni i locali dell'istituto hanno ospitato: un asilo, una scuola elementare; attività benefiche, attività culturali e formative (corsi di sartoria, di musica, di lingua ...), attività sportive (di diverse società sportive locali); accoglienza di studentesse universitarie e di gruppi di pellegrini; e soprattutto le attività pastorali della parrocchia (catechesi, attività ricreative per i ragazzi e gli anziani, recite teatrali, patronato e feste parrocchiali),...
Ultimamente, purtroppo, queste attività sono andate in parte diminuendo, alcune parti del convento sono cadute in disuso, e si fa sempre più reale leventualità che, a breve, l'ordine delle suore Canossiane lasci il monastero. Sembrerebbe che la Diocesi di Venezia fosse interessata a rilevare la convenzione con il Demanio, in modo che il convento possa continuare la sua funzione di luogo pubblico, di carità e devozione, ma c'è il forte rischio che venga invece venduto a privati e che diventi magari l'ennesimo albergo, di cui né la città né i veneziani hanno bisogno.
Chiediamo quindi che il Comune di Venezia non permetta che il convento sia venduto a privati ma si attivi affinché, quando le Canossiane dovessero lasciare, il Demanio rinnovi la convenzione con la Diocesi, perché questo luogo possa rimanere a beneficio di tutta la comunità.
Nel 2019 le ultime suore hanno lasciato il convento. Ora è letteralmente abbandonato. La chiesa invece continua la sua funzione.