CONVENTO CAMALDOLESE DEL XII SECOLO A LUCO DI MUGELLO

LUCO DI MUGELLO, FIRENZE

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CONVENTO CAMALDOLESE DEL XII SECOLO A LUCO DI MUGELLO
Tra le numerose presenze architettoniche ed artistiche del Mugello spicca senza dubbio il vasto complesso dell'ex monastero di San Pietro a Luco. Anche se, certamente, il centro abitato di Luco preesisteva al suo monastero, deve comunque il suo sviluppo proprio alla presenza del centro monastico, che doveva svolgere anche la funzione di fulcro economico del territorio. La storia del monastero di Luco ha inizio nell'anno 1086 quando il Beato Rodolfo Falcucci, priore di Camaldoli, venne a Luco a prendere possesso delle terre che il conte Gotidio degli Ubaldini e sua moglie Cunizza, signori del luogo, avevano donato all'ordine camaldolese. Nel luglio di quello stesso anno, il Beato Rodolfo acquistò dai monaci di Moscheta del terreno e l'oratorio di San Pietro a Chisciano, con l'intenzione di fondarvi un monastero femminile di monache camaldolesi e di dotarlo, per il proprio sostentamento, del patrimonio lasciato all'ordine religioso da Gotidio e Cunizza. Secondo la tradizione, il progetto del Beato Rodolfo incontrò il favore degli stessi conti Ubaldini, tanto che Cunizza e la figlia Matilde ne entrarono a far parte: Cunizza ne divenne la prima badessa. Il primo monastero, come detto fondato presso l'antico oratorio di San Pietro a Chisciano, fu ben presto trasferito dove ancora oggi si può ammirare, ma dell'origine mantenne il nome, intitolandosi a San Pietro. A partire da queste sue illustri origini il monastero camaldolese femminile di San Pietro a Luco crebbe ben presto in potenza ed importanza, acquisendo donazioni e privilegi, tanto più che le numerose monache che vi vestivano l'abito, molte delle quali appartenenti alle più illustri e nobili famiglie della zona, contribuivano continuamente ad accrescerne il patrimonio ed il prestigio. La fortuna del monastero, le cui badesse erano significativamente chiamate le contesse, non mancò di suscitare invidie e contrasti, tanto che nel 1251 e nel 1490 fu addirittura assalito e devastato. Nel secolo successivo la storia del monastero è illuminata dal ben noto episodio del soggiorno di Andrea del Sarto. Il grande pittore fiorentino, uno dei principali protagonisti della pittura fiorentina del primo Cinquecento, come noto, fu ospitato dalle monache di Luco, su interessamento di Antonio Brancacci, nel 1527, quando cercò rifugio per sfuggire all'epidemia di peste, che infuriava soprattutto a Firenze. Durante la sua permanenza a Luco Andrea ottenne dalla badessa Donna Caterina Della Casa, l'incarico di realizzare un dipinto per l'altare maggiore, raffigurante la Deposizione di Cristo dalla Croce. Il grande dipinto, fornito di una splendida cornice dipinta e intagliata, da quel momento costituì il vero vanto del monastero. Nel frattempo giova ricordare che la chiesa di San Pietro, la chiesa monastica, era divenuta anche chiesa parrocchiale, in seguito alla soppressione, avvenuta nei primi decenni del Quattrocento, delle due antiche chiese parrocchiali di Luco, San Niccolò e San Giorgio alla Rena, e pertanto il monastero, o almeno la sua chiesa, si era aperto alla comunità dei cittadini di Luco. Nei secoli successivi la chiesa ed il monastero continuarono ad essere oggetto di cambiamenti ed aggiunte, finchè, nel 1808, la plurisecolare vita delle monache camaldolesi a Luco fu interrotta dalle soppressioni del governo francese. Il monastero ed i suoi arredi furono requisiti e le monache allontanate dal monastero. La chiesa ed alcuni locali annessi, furono concessi alla parrocchia di Luco, cui appartengono ancora oggi. Nel su
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