Il lago di Nemi, denominato “lo Specchio di Diana”, occupa il fondo di un cratere vulcanico nell’area dei Colli Albani, a sud-est di Roma (si colloca nel margine sud-occidentale della cinta esterna dell’antico vulcano laziale) e costituisce un unicum, un importante patrimonio a livello ambientale, paesaggistico e storico-culturale, un piccolo scrigno da conservare e tutelare. Le sponde della conca del lago, il cui utilizzo agricolo del territorio risale ad epoche antiche, è attualmente caratterizzato da zone boschive e residuali terrazzamenti realizzati con murature di sostegno del terreno, costruite a secco con pietra locale. Testimonianze orali riportano che tutti gli appezzamenti, sulle sponde e sui versanti della conca del lago, anche i più scomodi, erano terrazzati ed adibiti alla coltivazione di fiori e fragoline di bosco, oltre che di colture miste; alla fine degli anni ‘60, con la diffusione di macchinari agricoli, l’acquisizione di terreni più comodi ed estesi e la richiesta di fiori sempre più selezionati, molti terreni nella conca nemorense sono stati abbandonati e, ad oggi, soprattutto tra le giovani generazioni, sono pochissimi coloro che si dedicano alla coltivazione di fiori e fragole; la rinaturalizzazione, con l’avanzamento di rovi, felci e bosco, sta sottraendo sempre più spazio alle coltivazioni e cancellando gli antichi terrazzamenti e con essi gli antichi segni di una cultura identitaria del luogo. Lo studio della Conca del lago di Nemi, svolto in ambito universitario per una Tesi di Master in "Architettura e Rappresentazione del Paesaggio", ha evidenziato l'opportunità di proporre uno sviluppo sostenibile ed alternativo ad operazioni speculative di sfruttamento e cementificazione (con conseguente impermeabilizzazione del suolo ed irreversibile perdita di attività agricola, biodiversità ed identità culturale del luogo) e la possibilità di proporre una candidatura per l'inserimento nel Registro dei Paesaggi Rurali Storici, operazione mirata alla conservazione ed alla tutela del Paesaggio Culturale Storico in un territorio di elevato pregio ed al tempo stesso a preservare una identità culturale, riconosciuta sia nelle colture tradizionali del luogo, sia nell’arte della costruzione dei muretti a secco, costruttori a loro volta di paesaggio, ma anche di corridoi ecologici e biodiversità. Tale studio, partendo da un’approfondita indagine territoriale, paesaggistica, storico, culturale e naturalistica dell’area nemorense e del suo fragile equilibrio ed evidenziando un eco-sistema complesso da tutelare e preservare, ha sviluppato l'analisi diacronica delle trasformazioni dell'uso del suolo dall' '800 ad oggi (mediante un’analisi diretta ed indiretta del territorio ed un’analisi comparativa dell’uso del suolo attraverso Sistemi Informativi Territoriali) ed è finalizzato al recupero dei terrazzamenti abbandonati ed erosi dal processo di rinaturalizzazione ed il ripristino delle colture tradizionali, con un orientamento al biologico per mitigare l’impatto inquinante nelle acque del lago, gettando le basi per un ulteriore livello di approfondimento mirato alla mappatura dei servizi ecosistemici e dei terrazzamenti per un progetto di tutela e recupero delle fasce terrazzate e dell'inestimabile patrimonio che questo luogo costituisce. Fotografie e testo di Mirjam Argento
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