COMPLESSO MONUMENTALE DI SANTA GIULIANA

PERUGIA

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COMPLESSO MONUMENTALE DI SANTA GIULIANA
La data ufficiale di fondazione del monastero di Santa Giuliana è il 1253, quando un gruppo di lettere pontificie e un privilegio solenne vengono indirizzati da papa Innocenzo IV al monastero perugino per accoglierlo sotto la protezione della Santa Sede. Il complesso monumentale ha subito nel corso dei secoli modifiche e ampliamenti. Della chiesa originaria rimane oggi l’ambiente occupato dai locali della Direzione Accademica che allora costituivano la sagrestia. Di stile gotico, la chiesa mostra una facciata a doppio spiovente rivestita di quadrati di pietra assisiate chiusi da fasce di travertino; ha un portale con arco a tutto sesto ornato da un trilobo e capitelli con foglie d’acanto sommariamente intagliate. Un identico portale si apre sul lato sinistro della chiesa. In alto si affaccia invece un elegante rosone. L’interno, ad unica navata e copertura a capriate, presenta numerose tracce dell’antico rivestimento pittorico. È ipotizzabile che la chiesa avesse tutte le pareti affrescate dalla scuola del Cimabue: storie di santi, il Redentore, il Precursore e il Discepolo, e il martirio di Santa Giuliana, e che la parete di fondo accogliesse una grande composizione. Nelle sostruzioni vi è forse un ipogeo etrusco del III/II secolo a.C. Adiacente alla chiesa si trova il cortile del Leccio secolare; ai piedi dell’albero un vecchio pozzo riempito in passato con materiali di risulta e ora chiuso e rialzato. Dal cortile, affacciandosi all’interno del corridoio alle spalle del Leccio, è possibile ammirare i resti di una strada cosiddetta “romana”, la cui direttrice porta verso il centro storico di Perugia. Il Chiostro rappresenta una delle zone più antiche del convento ed ha un assetto a pianta quadrangolare delimitata da una serie di cinque arcate a sesto acuto al piano terreno e da un ordine superiore con andamento degli archi a tutto sesto, che a loro volta sono scanditi da aperture a trifora. L’aspetto attuale è dovuto a un ampliamento realizzato nella seconda metà del Trecento, ad opera di Matteo di Giovannello da Gubbio, detto il Gattapone. Questa attribuzione, generalmente accettata dalla letteratura di divulgazione sul convento, risulta in sostanza da verificare. Dal 1993 è in corso da parte della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici Artistici e Storici dell’Umbria una campagna di restauro che consenta la definitiva scoperta di quanto ancora rimane del ciclo di affreschi, che si presentavano in gran parte coperti da più mani di scialbo. Dai frammenti di decorazione si desume che il ciclo era dedicato alla narrazione di episodi della vita di Cristo e ai fatti connessi alla vita monastica. Alla raffigurazione dei primi erano destinati gli spazi delle lunette, ai secondi i riquadri sottostanti. Il pozzo al centro del chiostro è datato 1466. Locale di ragguardevole bellezza è la così detta sala della Badessa raggiungibile attraverso una breve rampa di scale che attraversa il parlatorio al centro dell’ala nord-ovest del chiostro. La stanza, a pianta rettangolare, ha un interessante soffitto a volte a crociera finemente decorate ad affresco con finti drappi di tessuto. Le lunette della sala sono invece decorate con motivi fitomorfi nei quali sono inseriti due clipei rappresentanti il Redentore e l’Agnus Dei.
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