La Cloaca Massima, la più antica e monumentale opera idraulica di Roma e del mondo romano, il cui primo impianto si deve ai re Tarquini, è ancora oggi utilizzata come fognatura. Il condotto principale è perfettamente conservato e percorribile per circa ottocento metri al di sotto dell’Area archeologica centrale, secondo un tracciato che partendo da Via Cavour giunge al Tevere passando al di sotto del Foro di Nerva, del Foro Romano, di Via di S. Teodoro e del Velabro (Rioni I-X-XII). La costruzione dei diversi segmenti dell'antico condotto rivela la sua stretta relazione con le molteplici trasformazioni architettoniche che hanno interessato il centro della Città tra il VI secolo a.C. fino all'età moderna. L’ultimo tratto della Cloaca Massima e il suo sbocco monumentale al Tevere, formato da una triplice arcata di blocchi di tufo, riprodotto da molti artisti in acquarelli ed incisioni e “risparmiato” dalla costruzione dei muraglioni del Tevere alla fine dell’Ottocento, si trovano oggi in un grave stato di degrado.
L'accesso alla Cloaca Massima è possibile soltanto attraverso i numerosi pozzi presenti lungo il suo percorso. Per questo motivo e per le condizioni insalubri dell’ambiente ipogeo è possibile consentire l'accesso soltanto a piccoli gruppi di studiosi con l'assistenza di speleologi. Tuttavia, il necessario restauro dello sbocco monumentale sul fiume potrebbe restituire al Lungotevere un sito archeologico di grande interesse, facilmente visitabile.