CIMITERO MONUMENTALE DI POGGIOREALE

NAPOLI

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CIMITERO MONUMENTALE DI POGGIOREALE
Il cimitero monumentale di Poggioreale è il principale cimitero della città di Napoli e tra i maggiori in Europa. Il nucleo originario del cimitero, di grande valore storico e culturale per la preziosità delle sue tombe e delle sue statue, nonché per il gran numero di cappelle e chiese contenute al suo interno e per il Quadrato degli uomini illustri. Il monumentale fu progettato nel 1812 da Francesco Maresca e approvato da Gioacchino Murat ma gli eventi politici causati dalle guerre napoleoniche ne rallentarono la realizzazione. Maresca realizzò comunque la struttura complessiva, i due chiostri minori e il tracciato del viale d'ingresso. Ripresi nel 1821 i lavori sotto la direzione degli architetti Ciro Cuciniello e Luigi Malesci, si avviò la costruzione della chiesa madre (per questa i lavori li condusse il solo Malesci) poi ci fu l'intervento di Stefano Gasse che progettò nel 1839 l'ingresso in stile dorico sullo slargo dove aveva già realizzato l'edificio del dazio. Il cimitero fu consacrato nel 1837 sotto Ferdinando II di Borbone che ne volle il compimento. Nucleo principale del cimitero è un vasto quadriportico, il "chiostro grande" (ma, per i napoletani è "il quadrato", in realtà rettangolare) preceduto da due chiostri più piccoli (anche questi detti "quadrati" sono rettangolari), impostati secondo il criterio già visto delle 366 fosse. Queste strutture, oltre ai portici e ai vani ipogei, dispongono di spazi destinati alle congreghe e confraternite che consentivano anche alle categorie meno abbienti la possibilità di una sepoltura non anonima. I pendii della collina ricchi di piante e boschetti vennero abbastanza rapidamente popolati da tombe gentilizie e da templi, (per lo più prediletto era lo stile dorico e reminiscenze egizie), che trasformarono in pochi anni l'aspetto della collina. Ferdinando II decise di erigere all'interno del cimitero anche un piccolo monastero per i padri Cappuccini che, in seguito, furono sostituiti dai Diocesani (1872). La struttura fu progettata da Leonardo Laghezza. Va ascritta a merito del Comune un'opera molto efficace di convincimento delle classi di vertice, quelle che facevano opinione, che abbandonando una radicata riluttanza alla sepoltura fuori delle terresante delle chiese gareggiarono nella costruzione di tombe architettonicamente pregevoli, secondo un costume che caratterizzò le maggiori città d'Europa e italiane. In questo ambito peraltro vi furono diverse scuole di pensiero circa la forma di queste aree e la realizzazione napoletana fu anche oggetto di critiche perché fu osservato che fosse un po' troppo paganeggiante e distante da modelli austeri. In particolare, molto appropriato era reputato il modello di cimitero pisano. In realtà, all'epoca, la città era la quarta o terza città europea (a seconda si includa o meno Costantinopoli fra le metropoli europee) e di conseguenza naturalmente attenta e più vicina a quel che avveniva fuori della Penisola. Infatti, come riferisce Luigi Latini in Cimiteri e Giardini, nel caso del Monumentale si tratta di una versione mediterranea del cimitero di Père-Lachaise di Parigi del quale riprende i criteri di adattamento a un'area collinare. Già in fase di progettazione si individuò sul confine sud-occidentale un settore destinato alla sepoltura delle personalità eminenti (secondo quanto espressamente previsto dalle Leggi in materia del Regno delle Due Sicilie) su una superficie di 2 moggi napoletani (circa 5.300 metri quadri). L'area comprende 157 monumenti suddivisi in 7 isole (o aiuole). Infatti non esiste un famedio che accolga le personalità ma sepolture singole. Pur nella notevole eterogeneità di stili e dimensioni, l'insieme è di grande suggestione.
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