L'elegante cimitero ottocentesco Bagno di Romagna, realizzato tra il 1891 ed il 1895, costituisce l'opera più compiuta delle tante che l'ingegner-architetto Cesare Spighi (Firenze 1854-1929) ha lasciato nel territorio comunale di Bagno di Romagna. L'uso dello stile gotico riproposto in chiave romantica, il ricorso a materiali di provenienza locale anche per la realizzazione degli apparati decorativi, ne fanno un intervento di notevole pregio. L'edificio si affaccia sulla strada che unisce il paese di Bagno di Romagna con l'abitato di San Piero, frazione dello stesso comune. Curiose sono le vicende che hanno portato alla sua costruzione. Il campanilismo imperante tra gli abitanti di Bagno di Romagna e San Piero in Bagno era talmente radicato che, dopo la costruzione del più imponente cimitero di San Piero in Bagno, sempre di C. Spighi, fu necessario erigere il suo fratello minore a Bagno di Romagna dal momento che i suoi abitanti si rifiutavano di far riposare i loro cari in terra sampierana. . La struttura, in pietra serena e albarese, si presenta con un'elegante fabbrica d'ingresso in cui si uniscono, con sapiente alternanza, lo stile romanico e il gotico in un insieme completo e armonico, unico nel suo genere, tale da farne immaginare una funzionalità diversa da quella a cui la costruzione è destinata. Ad un primo sguardo si nota, in basso sulla facciata, un porticato a cinque arcate, di cui due laterali più piccole, con volta a tutto sesto, sorrette da quattro colonne a sezione ottagonale, piuttosto massicce, che richiamano il romanico, pur donando a una visione d'insieme un'atmosfera rinascimentale. I capitelli originariamente scolpiti a crochet, con foglie angolari e uncinate, una croce a rilievo inserita in una sorta di scudo che ricorda la simbologia crociata, sono ora consunti e dilavati dagli agenti atmosferici fin quasi a compromettere la stabilità del porticato stesso. Si sale poi al piano superiore attraverso un doppio ordine di scale, ora in cemento ma originariamente in pietra, che si sviluppano ai due lati, direttamente sul fronte quindi, interrotte da un piano, proseguono appoggiate al muro di facciata, convergendo su un ampio terrazzo antistante l'entrata principale. L'ingresso, fedele all'idea di Città dei morti, si apre attraverso un grande arco a sesto acuto che s'innalza al centro dell'alto muro della facciata, con ai lati due strette finestre a sesto acuto. Ai due angoli più alti dell'edificio, a completamento dell'impatto prospettico, si nota quel che rimane di due figure mostruose, artigliate, che, danneggiate e sgretolate dagli agenti atmosferici, sporgono verso i due sensi di direzione dell'edificio. Da qui ci si immette nello spazio interno che racchiude i campi della sepoltura distribuiti su due livelli, come necessario adattamento al declivio del terreno, ma anche come ricercata caratterizzazione scenografica. La quinta a monte è costituita da una rigorosa scansione di 20 avelli alternati a 2 cappelle di famiglia secondo un gusto tipicamente gotico, queste racchiudono il prato superiore al quale vi s'accede con una ampia scalinata. Una chiesetta è al centro del semicerchio e divide il fondale in due parti. Significativa l'osservazione di Alfredo Oriani che nel suo romanzo La Bicicletta , resoconto del suo viaggio in bicicletta in terra di Romagna, del 1897, dichiarerà che il nuovo cimitero di Bagno è il più elegante e signorile fra quanti piccoli cimiteri io abbia visto. Non lasciamo che l'incuria, gli usi impropri e la natura stessa facciano piano piano scomparire questo gioiellino.
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