La chiesa di Compiano è dedicata a Sant'Antonino e si eleva all'estremità nord dell'abitato. La facciata è arricchita da un doppio ordine di lesene che sorreggono cornici ed architravi. La storia della chiesa di Compiano è antichissima. Un documento del 1080 indica la donazione da parte di Ragimberga nobildonna longobarda della Cappella di Compiano al Monastero di S. Prospero di Reggio con case e terreni. Alcuni studi del compianto parroco, Don Archimede Guasti, basati sulla datazione della primitiva mensa d'altare ne anticipano invece la nascita al secolo precedente ( I I M dc.) Anticamente dipendente dalla Pieve di Bazzano, la primitiva chiesa di Compiano pareva essere situata in un luogo più alto e rovinò poi per una frana attorno al 1400, quando venne riedificata "sopra un colle di roccia che si erge sul fiume". Il territorio di Compiano attorno alla prima metà del 1300 fece parte dei possedimenti dei Vescovi di Parma a cui rimase fino ai primi decenni del XIV secolo. Nel 1474 Compiano e i territori limitrofi divennero feudo della consorte di Francesco Sforza, Duca di Milano e nel 1479, in seguito ad una permuta tra Sforza ed Estensi, fu sotto il dominio di Ercole I, Duca di Ferrara, Modena e Reggio.. Dal 1569 al 1614 fu feudo dei bolognesi Pepoli e nel 1633 andò ai Gherardini di Verona. Dopo il Congresso di Vienna il territorio di Compiano entrò nel Ducato di Parma e Piacenza, affidato a Maria Luigia d'Austria, proprietaria anche del vicino Castello di Rossena. Nel 1847 poi tutto il territorio parmense a destra del fiume Enza tornò al Ducato di Modena e Reggio e Francesco V attribuì Compiano e Borzano all'amministrazione comunale di S. Polo d''Enza. Con la costituzione del nuovo Regno d'Italia Compiano divenne parte del comune di Ciano d'Enza (ora Canossa). Nel corso dei secoli diversi sono stati i rimaneggiamenti della struttura architettonica. Nella seconda metà del XVI secolo venne rifatta la facciata (prima rivolta ad occidente), alla metà del XVII vennero aggiunte le cappelle laterali e i relativi altari dedicati alla Madonna del Rosario e a San Giuseppe (1685) e fu arricchita di pregevolissime sculture lignee. Don Archimede Guasti, stimato esperto d'arte, ne continuò la decorazione e l'abbellimento. Alla sua morte una notevole e preziosa raccolta di opere d'arte fu donata al Museo Diocesano cittadino ove è tutt'ora visibile.