I Morti di San Pietro sono uno dei luoghi più appartati e caratteristici del territorio di Villachiara, dove si respira ancora un'atmosfera di pace che concilia l'armonia della natura con l'animo umano. Posta ai margini del terrazzo alluvionale dell'Oglio, un tempo lambito dai boschi e dalle paludi sottostanti, e a debita distanza dalle frazioni di Villabuona e Bompensiero, questa chiesetta campestre conserva tuttora un alone di mistero che invita il passante a meditare su epoche lontane e sui destini dell'uomo. Remota e incerta é l'origine di questa cappella, ma una annotazione contenuta nel "sommarione" allegato al Catasto Napoleonico del 1809, segnala il sito come: "cimitero antico detto i Morti di San Pietro ", rivelandoci i motivi della sua presenza, probabilmente legata a qualche funesta epidemia del Basso Medioevo. A conferma di questa ipotesi soccorre la scritta ammonitrice posta sopra l'arco dell'abside: "VITA ET SALUBRIS EST CONETNO/UNA PECCATIS SOLVANDUR - MCXII". La santella viene citata per la prima volta negli atti della visita pastorale del vescovo Domenico Bollani del 20 settembre 1565, dove è indicata col nome di "S. Pietro in Giarra" e trovata in completa rovina. Si deve ad un decreto di San Carlo Borromeo, a seguito della sua visita del 20 aprile 1580, il restauro della chiesetta. Allora vi era annesso un romitorio con un eremita protetto dai conti Martinengo. Il patronato di questa famiglia sull'oratorio è testimoniato dall'aquila coronata che campeggia sulla semplice facciata. Atavici sono i legami delle popolazioni di Villachiara con "i San Peder", tutti riconducenti alla tradizione che vuole i defunti di questo luogo benefici intercessori presso Dio.