“Posta sopra una rupe rocciosa, in prossimità del borgo di Rosario Valanidi, la chiesa di San Nicola di Mira, detta in Vermicudi, è stata realizzata nel corso del XVII secolo, con la localizzazione che la leggenda vuole scelta proprio dal Santo attraverso un miracolo tramandato dalla tradizione orale. Si racconta infatti che la prima chiesa dedicata a San Nicola di Mira sorgeva lungo la fiumara e che durante l’alluvione del 27 settembre 1793 fu completamente distrutta dalla furia delle acque. Il suo parroco don Giacinto Capparelli, riferito dell'accaduto all'arcivescovo sottolineando che miracolosamente si era salvata intatta solo la pisside d'argento. Nell 'immediatezza, il luogo di culto fu riaperto in una baracca sita più in basso, nella contrada Casale, con una nuova dedica: alla Madonna del Rosario. I fedeli, tuttavia, volevano ricostruire la vecchia chiesa là dove era sempre stata, ma quando i lavori stavano per essere avviati ecco che di notte, lunghe colonne di formiche (Virmicudi, cioè ta vermicia: formiche, secondo la parlata grecanica) di notte trasportarono in cima alla rupe dove oggi sorge la chiesa i materiali necessari alla costruzione. Quando di giorno gli operai li riportavano a valle, la notte seguente il miracolo si ripeteva. Ripetutosi il fenomeno per tre notti il sacerdote di Rosario propose un'ulteriore prova, ovvero gettare un’ampollina di vetro e un uovo dalla sommità della rupe, poi ritrovati perfettamente integri a valle. Fu questo il segno definitivo letto come volontà di San Nicola di vedere ricostruita la chiesa sullo sperone di roccia che da Rosario domina la vallata del Valanidi. E’ invece attestata da note storiche che la chiesa già da epoche antecedenti al fenomeno al quale se ne riconduce la costruzione sorgesse già in cima alla rupe prossima all’abitato di Rosario Valanidi e le sue origini sono da ricondurre probabilmente al periodo di dominazione bizantina, quando la vallata del Valanidi era già fortemente insediata da comunità stanziali, come confermano i ritrovamenti di tombe bizantina nel territorio di prossimità. Per andare alle notizie storiche, atti curiali vaticani del 1558/59 raccontano come, a seguito della morte del precedente parroco, Andrea Barone, fu incaricato prima il chierico messinese G.B. Lomellino e poi, per sua rinuncia, il canonico reggino Lattanzio de Tarsia. L’arcivescovo D’Afflitto nel 1595 ci dice che San Nicola de Vermicudi è un beneficio ruris Velameli in territorio di Reggio. Nel 1626, il 17 febbraio, lo stesso arcivescovo eleva la chiesa a parrocchia.”
“La chiesa (20x10 con un campanile alla sinistra della facciata) inizialmente colpiva per l’intonacatura rossa che permetteva che la si distinguesse dalla Sicilia. Sull’architrave in tufo con decorazione di angioletti si legge INNUMERIS… MIRACULIS 1668.”
FONTI:
MINUTO D. (1977): “Catalogo dei monasteri e dei luoghi di culto tra Reggio e Locri” Ed. di Storia e Letteratura. Roma.
DENISI A. (1983), L’opera pastorale di Annibale D’Afflitto, la goliardica editrice, Roma.
MINUTO D. (1998), I monasteri greci tra Reggio e Scilla, Laruffa editore, Reggio Calabria.
SCHIAVONE S. (1975), Gli antichi casali di Reggio Calabria, ed. Parallelo 38, Reggio Calabria.
SHIAVONE S. (1982), La vita negli antichi casali di Reggio Calabria, Calabria Letteraria editrice, Reggio Calabria
VALENTE G. (1973), Dizionario dei luoghi della Calabria, ed. Frama’s, Chiaravalle Centrale.
ARILLOTTA F. (1998), la storia della Motta San Giovanni e del suo territorio, a cura dell’Amministrazione Comunale di Motta San Giovanni.