CHIESA SANTISSIMO SALVATORE

BISCEGLIE, BARLETTA ANDRIA TRANI

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CHIESA SANTISSIMO SALVATORE
Incastonata sul muro di cinta aragonese, in una posizione troneggiante rivolta verso il mare, sorge la Rettoria del San Salvatore. Poche e non certe sono le sue origini, Mario Cosmai, noto storiografo biscegliese, data la fondazione della chiesa nell'anno 1649, ma non è esplicitato da quale fonte apprenda il dato storico, giacchè non esister all'interno della stessa una lapide di fondazione. Però questa data ci riporta ad un'altra fondazione quella della confraternita del Santissimo Salvatore o del Santissimo Sacramento riportata sulla pergamena di erezione conservata nell'archivio storico della confraternita (purtroppo in parte perso nel corso dei secoli). Senza dubbio questa data sancisce un connubio inscindibile tra la storia della chiesetta e della confraternita che essa ospita. La Confraternita del Santissimo Salvatore o Santissimo Sacramento nasce dalla scissione della Nobile Arciconfraternita del S.S. Corpo e Sangue di Cristo e della Carità, eretta dal Vescovo di Bisceglie Mons. Antonio Lupicini nel 1507, così reca l'unica lapide presente all'interno della chiesetta. Fu approvata dal Papa Clemente VIII il 24-2-1691. Essa officiava in Cattedrale con la Confraternita dei Santi Martiri. Successe al vescovo Antonio Lupicini (1507-1524) il nipote Mons. Girolamo Sifola (1524-1565), egli cercò di riformare e di organizzare le due confraternite (confraternita del Corpo di Cristo e la confraternita dei Santi Martiri) e di introdurne delle nuove. Secondo l'alto prelato esse si riducevano alla partecipazione esclusiva di momenti di preghiera comunitari nel solo tempo di quaresima. Ma il vero rinnovatore della chiesa biscegliese è l'insigne vescovo mons. Pompeo Sarnelli (1692-1724), egli riforma risolutivamente tutte le attività di tutte le confraternite ricercando le loro origini e dotandole di un regolamento interno (Pompeo Sarnelli Regole per la Confraternita del SS. Corpo di Christo incluse nelle Diocesanae Constitutiones Synodales S. Vigilensis ecclesiae... editae in Synodis celebratis diebus 28 et 29 junii annis 1692,1693, 1694, Beneventi, e tip. Archiepiscopali, imprim. 1694, cap. II pag. 164). Numerose furono le in indulgenze riservate ai confratelli del Corpo di Cristo associata, poi, a una confraternita romana di Santa Maria sopra Minerva de Urbe da Paolo V (1606). Un altro aspetto che colpisce del nuovo ordinamento è che i confratelli possono essere sia maschi che femmine (anche se non c'è traccia di presenze femminili all'interno della stessa); inoltre facevano parte della confraternita sia le classi nobili che quelle popolari. Il Vescovo Sarnelli stabilì che i nobili erano più idonei ad amministrare e questi (del ceto popolare) pronti al servigio, anche se il ceto popolare all'interno dell'amministrazione aveva alcuni rappresentanti con voce attiva. Tra i doveri dei confratelli al cap. V leggiamo: frequenza dei sacramenti, della confessione e della comunione assai più degli altri del popolo, esercizi spirituali presso la chiesa del Santissimo Salvatore ogni terza domenica del mese sotto la guida dell'arciprete; messa ogni giorno, senza mancare di raccomandarsi cotidiananmente al Signore, alla SS. Vergine, ed ai Santi; accompagnamento del viatico; sostegno morale e materiali verso i confratelli soprattutto verso gli infermi; e assicurare una degna sepoltura agli iscritti. Inoltre il sodalizio partecipava al sostentamento e all'assistenza dell'ospedale dei SS. Martiri, alla gestione di opere di carità e di maritare ogni triennio una ragazza; Acquistare l'olio e la cera per illuminare la lampada del SS. Sacramento nelle processioni mensili, durante le Quarantore, l'Ottava del Corpus Domini, per le messe solenni, aurorali e garantire la lampada del Santissimo in Cattedrale e nell'oratorio S. Donato. Un documento inedito, tuttora da accertarne l'autenticità, afferma che il vescovo Sarnelli aveva commissionato ad un pittore napoletano di affrescare la chiesa del Santissimo, ma di questi eventuali affreschi non abbiamo tracci
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