CHIESA SAN NICOLA DA TOLENTINO

IVREA, TORINO

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CHIESA SAN NICOLA DA TOLENTINO

Si fa risalire al nobile fra’ Giacobino, venuto da Cremona in Ivrea intorno al 1275 per vivere da recluso, la costruzione presso la Cattedrale di una piccola cappella dedicata alla SS. Trinità. In questa sede si ritiene che nel 1399 sia iniziata la storia della più antica Confraternita di Ivrea. Nel 1446 Nicola da Tolentino venne canonizzato e già nel 1470 la Confraternita aggiunse il patronato del nuovo Santo agostiniano a quello della SS. Trinità. Fu invece solo a partire dal 1640 che il pio sodalizio, dopo aver assunto anche l’incarico di dedicarsi alle opere di misericordia in favore dei carcerati e dei condannati a morte, acquisì anche il titolo di “San Giovanni Battista decollato”. Nel 1595 venne deciso di sostituire l’esistente edificio con una nuova chiesa e, nel 1605, terzo centenario della morte di San Nicola, venne posta la prima pietra. Nel 1612 la chiesa era ultimata. Nel 1620, con l’acquisizione di un terreno dietro l’abside, venne allestito il coro per i Confratelli, dotato, tra il 1684 e il 1685, di trentatré scranni lignei scolpiti dall’ebanista locale Francesco Mabrito, raffiguranti le scene della vita e dei miracoli di San Nicola ispirate alle stampe contenute nell’opera agiografica dedicata alla vita del Santo, scritta dal frate agostiniano Ambrogio Frigerio, edita nel 1578. Sovrasta il coro una grandiosa macchina d’altare lignea, ivi collocata in occasione della costruzione del nuovo altare maggiore marmoreo; ricca di intagli e sculture, la macchina incastona alcuni dipinti, tra i quali spicca in posizione centrale una tavola della fine del XVI secolo, di attribuzione ancora incerta, ma di ragguardevole livello. La chiesa, composta da un’unica navata con volta a botte suddivisa in tre campate, presenta sei cappelle laterali, ove sono collocati due altari in marmi policromi e quattro coretti lignei riccamente scolpiti e decorati. L’intera superficie della chiesa, in particolare la volta, presenta un ricco apparato decorativo, dipinto con tecnica mista nel 1683 da Cesare Chiala. Nel 1707 venne ricostruito il campanile, posto sul lato destro della facciata. Tra il 1837 e il 1842, sull’imponente e ricca tribuna lignea settecentesca posta in controfacciata, fu collocato un pregevole organo a canne realizzato da Felice Bossi. Purtroppo la chiesa, chiusa e abbandonata per decenni al degrado, necessita di urgenti interventi di restauro per riportare l’ambiente alla sua bellezza originale. L’attuale gestione della chiesa, ancora di proprietà della Confraternita e affidata ad un nuovo Rettore, intende restituire agli eporediesi e al pubblico in generale una importantissima testimonianza di arte che rischia di andare perduta.

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