L’edificio ha grande valore per la comunità atinate: rappresenta la memoria e il legame con le proprie origini cristiane.
Costruita nel luogo del martirio di S. Marco, nel 1056 è citata con il titolo di S. Marciano.
Un intervento di restauro statico-conservativo ha riportato alla luce 23 tombe disposte attorno ad una sepoltura monumentale, in asse con l’aula di culto. Il ritrovamento rinvia al fenomeno tardoantico-altomedievale delle sepolture ad sanctos, apud ecclesiam, che scaturiva dalla convinzione che dalle reliquie dei santi si sprigionasse uno spirito salvifico che andava ad interessare i corpi sepolti in prossimità, santificandoli e garantendo loro l'unione con Dio.
La sepoltura principale presenta un corredo composto da un’olla fittile e un tesoro di 23 nummi, che permettono di datarla alla prima metà del IV sec. d.C.. Un frammento di lastra iscritta reca il cristogramma e la formula funebre pax tecum confermando l’appartenenza della necropoli alla fase paleocristiana.