CHIESA SAN DOMENICO DEL ROSARIO

PIETRAPERZIA, ENNA

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CHIESA SAN DOMENICO DEL ROSARIO
DESCRIZIONE STORICO-ARTISTICA DEL SACRO EDIFICIO Si tratta di un organismo a pianta centrica la cui struttura è impostata su 4 massicci pilastri che fuoriescono dai diedri dei brevi muri perimetrali dei 4 bracci (absidi e nartece) e ad essi si appoggiano quali contrafforti. Figura 2 affresco blu azolo della cupola centraleDa essi spiccano possenti archi a sesto pieno di un certo ardimento (8 mt di luce) che sorreggono il tamburo quadro della copertura della cupola. La cupola, come la volta a botte ed i catini absidali dei due bracci laterali sono di stucco e cannicciato. I tetti dei tre lobi absidati seguono la forma curva ad una quota più bassa dando luogo ad uno straordinario effetto per l'uso dei coppi siciliani embriciati. Dal braccio di destra si accede ai pochi locali della sacrestia che conservano i residui di belle maioliche pavimentali del '700ed alla scaletta che conduce alla tribuna sovrastante il nartece e alla strettissima scala a lumaca che conduce al modesto campanile che conserva una campana di Burgio che riporta la data di fusione del 1639. Va notato che la costruzione come tutto il patrimonio edilizio tradizionale di Pietraperzia e buona parte della Sicilia Centro-meridionale è di gesso,tecnica costruttiva in sè valida ma bisognevole di assidua manutenzione. L'altare massiccio a tarsia marmorea policroma pare del XVII secolo ed è elevato sopra un basamento di 5 gradini (eliminato il primo) di marmo rosso Verona.Sono interessanti tre acquasantiere di cui una a piede (fonte battesimale) in pietra arenaria e due a parete,di cui una reca lo stemma della famiglia Barresi ed è sorretta dalla mano, anche questo simbolo ricorrente del casato fondatore Marchese Matteo Barresi. Molto bello è il pavimento a quadroni di alabastro(altro materiale tipico e singolare) che si presenta in un sufficiente stato conservativo e che necessita di pulitura e parziale reintegro. Ignota, in quanto l'accesso fu occluso negli anni '70 con una soletta in cemento armato,ed un altro accesso potrebbe esser celato tra i riquadri pavimentali dell'annessa sacrestia,è la consistenza e la situazione del sottosuolo che dovrebbe costituire sede di importanti mausolei a partire da quello del fondatore marchese Matteo,della moglie Antonella Valguarnera ,del figlio Gerolamo morto a Palermo a seguito di una tristissima vicenda,di diversi monaci residenti nel Convento e distintisi nella teologia,nella musica (Tommaso La Marca),nella poesia- infatti a Pietraperzia aveva sede un'accademia parnassina detta dei"pastori cauolenesi" dal nome della città calabra Caulonia che fu sconfitta da Dioniso il Vecchio e qui deportati gli abitanti,secondo i geografi antichi come Nigro e Cluverio- o nella pietà religiosa (la Suora Rosaria Corvo). Ed ancora Gerolamo Barresi , figlio di Matteo,e tanti riportati dallo storico frà Dionigi da Pietraperzia nella sua storia pubblicata nel 1778 e ,secondo la tipologia consueta dei conventi siciliani in cui veniva praticata l'essicazione dei corpi prima della sepoltura, dovrebbe darsi luogo alla cripta,ai vani dei colatoi, nonché ai cunicoli di collegamento con lo stesso castello che è distante circa 300mt e dei quali c'e testimonianza in prossimità. Alla situazione del sottosuolo potrebbero ascriversi in parte le cause di dissesto che affliggono allo stato attuale la costruzione. La chiesa si pone come opera di architettura classica rimarchevole per l'attualità rispetto all'evoluzione del rinascimento e del manierismo in Italia centrale,libera cioè da ogni reminiscenza gotica e con il grande risalto dato dalla copertura a cupola. Qui,quanto nei portali di marmo della Matrice e della cappella del Castello,si manifesta la presenza del Gagini ;non Domenico,che pure fu allievo del Brunelleschi,ma forse il nipote Fazio,figlio di Antonello che in Toscana compì gli studi e conobbe le teorie di Francesco di Giorgio Martini e di Vitruvio. La spazialità della pianta centrica ne fa la più bella chiesa di Pietraperzia il cui conf
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