Fu la chiesa parrocchiale di Libàno dal 1784 al 1901: rimaneggiata nell’Ottocento in seguito a un terremoto (e a più riprese nel Novecento), ma di impianto originario di cui si ha notizia già dal Trecento, molto probabilmente fu edificata sui resti di un tempio dedicato ai Santi Patroni Faustino e Giovìta, risalente all’epoca di dominazione longobarda (VIII-IX secolo), del quale vi è traccia in alcune lapidi ed iscrizioni. Questo, assieme alla testimonianza della tomba del vescovo Felice nella vicina Valdenère, denota l’importanza del luogo già in età altomedievale: un colle (a quota 548m), sopra l’abitato di Bolàgo, in posizione dominante la Valbelluna fino alle vette feltrine.
L’interno è formato da un grande salone rettangolare, con volta ad arco, con vele a crociera e ampie lunette come finestre. Elegante abside, con cornici del 700 o dell800 rappresentativi dell’antico splendore. Il campanile è tuttora funzionante. Vi è traccia di un affresco attribuito a Marco Da Mel (primi anni del Cinquecento), molto deteriorato e in parte coperto dalle modifiche strutturali apportate nel Settecento.
Anticamente aveva attorno il cimitero del quale rimane memoria nell’ampio prato circostante, delimitato dal muro di cinta.
Il proposito di ristrutturazione e recupero non può non tener conto dei costi necessari alla sola messa in sicurezza della struttura (all’adeguamento alla normativa antisismica, in primis). Interventi onerosi quanto necessari che posso essere giustificati solo con una valida risposta del progetto dal punto di vista funzionale, a servizio della collettività.