CHIESA MADRE DI CALTABELLOTTA

CALTABELLOTTA, AGRIGENTO

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CHIESA MADRE DI CALTABELLOTTA
La Cattedrale di Caltabellotta, detta "La Matrici", dedicata a Maria SS. dell'Assunta racchiude opere statuarie, pittoriche ed architettoniche di fondamentale pregio artistico e storico per il Borgo. La tipica facciata normanna a tre timpani denuncia un'organizzazione interna a pianta basilicale a tre navate, sulla navata destra si affacciano cinque cappelle. Dagli ultimi lavori di restauro e ripristino strutturale -completati nel 1997- è emerso che la quinta cappella è stata l’abside della prima chiesa proto cristiana del luogo, sulla quale gli Arabi nel 850 circa, hanno costruito una Moschea. In seguito alla vittoria di Ruggero sui musulmani nel 1090, fu modificata a Cattedrale. La prima cappella -dedicata alla Madonna della Catena- riveste grande importanza artistica. Realizzata da Antonino Ferraro nel 1590 presenta statue in stucco ed affreschi. Sull'arcata frontale esterna, si ritrovano gli stucchi rappresentanti l’Assunzione della Madonna tra gli angeli e sulle due colonne laterali i profeti Geremia ed Isaia. L’interno della cappella è ripartito in due ordini: in basso gli affreschi rappresentano l'Esodo del popolo ebraico, nell'ordine superiore il simulacro della Madonna della “Catena”, posizionato al centro, è attorniato da 12 simulacri di altrettanti santi: San Giovanni Battista e San Girolamo, Sant'Antonio di Padova, San Rocco, San Placido, Santa Barbara, Sant'Onofrio detto “Lu pilusu”, San Crispino, San Crispiniano, Santa Marta, Santa Cecilia e San Sebastiano. La volta della stessa cappella è affrescata, tra i bassorilievi, con motivi decorativi di raffinata fattura che hanno una somiglianza con gli affreschi della villa di Nerone e quelli Pompeiani. Le due colonne laterali sono affrescate a rosoni con rappresentazioni di simbologie. In particolare, sul lato destro, è rappresentato un rosone, dentro il quale si vede un fanciullo in monocromo viola scuro, che in posizione di rilassamento e di tranquillità rappresenta i fanciulli morti in tenera età e battezzati, che vanno in Paradiso. Sull'opposta colonna è rappresentato lo stesso motivo, ma contrastante nella posizione del fanciullo che è meno rilassata ed intristita e rappresenta i bimbi che vanno nel limbo. A rifinitura dell’opera, in sede di restauro, Maestro Scultore Salvatore Rizzuti di Caltabellotta ha ripristinato la balaustra. Il Ferraro lavorò anche nella cappella di San Lazzaro e della Maddalena, meno ricca ma non per questo meno pregevole; e nella cappella dell'Ultima Cena di cui rimane soltanto la parte superiore dell'affresco in cui si leggono le aureole dei dodici Apostoli, Dio Padre tra angeli e cherubini, un castello (con probabilità quello del Conte Luna signore della città) e la figura di San Pellegrino -patrono di Caltabellotta- nell'atto di predicare. La chiesa conserva un crocifisso ligneo bizantino e tre simulacri marmorei di scuola gaginesca: San Benedetto (la cui tipica base ottagonale riporta un bassorilievo rappresentante San Calogero patrono della vicina Sciacca), la Madonna della Consolazione e la Madonna della Neve posta sull'abside maggiore. Di notevole pregio storico il piccolo fonte battesimale ottagonale di epoca normanna testimone della fiorente cultura sincretica -vi sono rappresentai simboli arabi, cristiani ed ebraici, della sicilia dell'anno 1000 e custodito, prima dei restauri, dal sistema museale della città di Palermo.
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